Recensione: Drought [EP]
Ogni release dei Deathspell Omega viene attesa, dagli appassionati e dagli estimatori della band transalpina, come un avvenimento da non perdere nella maniera più assoluta. Attenzione e fedeltà che la band si è duramente guadagnata sul campo proponendo alle vaste schiere di amanti del Metal più oscuro ed emotivamente coinvolgente, album a dir poco magnifici, veri e propri manifesti viventi del Black Metal europeo. Anni di dedizione, ricerca e continua evoluzione che hanno portato i Deathspell Omega a raggiungere picchi di eccellenza universalmente riconosciuti. Band composta in primis da eccellenti musicisti, che sono riusciti nel non facile compito di dare il giusto lustro ad uno dei tanti (forse troppi) filoni che contraddistinguono l’odierno Black Metal.
Alfieri dell’ortodossia più comunemente ribattezzata “Religiosa”, i Nostri hanno allietato esigenti palati con più di dodici anni di sublimi opere d’arte culminati con questo EP, “Drought”, uscito dopo che con “Paracletus” abbiamo assistito all’elegante chiusura del trittico che ha indagato e disquisito del rapporto che lega l’essere umano a Dio e Satana.
Un Black intellettuale, profondo in cui ogni parola, ogni singola nota trova il proprio posto perché è proprio lì che deve stare, in quel determinato momento e contesto storico-culturale. Niente è dovuto al caso, all’approssimazione, nessuna canzone buttata là tanto per riempire qualche spazio; anche in “Drought” i francesi riversano quanto di meglio in loro possesso pescando dall’enorme bagaglio culturale – e musicale – di cui sono a disposizione. Signori, i Deathspell Omega ci mettono a disposizione, in un EP di poco più di venti minuti, quanto di meglio si possa desiderare in ambito Black: ispirazione, violenza, ed esecuzione cristallina sono capaci di trasformare le eteree note perse in uno statico spartito in sogni, incubi, deliri capaci di emozionare e coinvolgere anche l’ascoltatore più scettico e prevenuto.Qui, nei solchi di questi sei brani, troviamo quanto di meglio la musica estrema contemporanea possa proporre; “Drought” è semplicemente delizioso nel suo breve ma entusiasmante sviluppo. Ulteriore nota di merito prima di addentrarci nela musica: molto interssante e ricco di simbolismi l‘artwork proposto per questo EP, copertina che rende il prodotto completo sotto ogni punto di vista.
Ritmi sincopati, cambi di ritmo frenetici uniti a onnipresenti dissonanze rendono “Drought” la giusta evoluzione del suono dei Deathspell Omega. Una varietà musicale che viene celata nelle atmosfere tetre, umide, angoscianti e sofisticate che si trovano squarciate come fossero trafitte da lame arroventate da passaggi furiosi, devastanti, carichi di una naturale irruenza al confine tra la musica e il brutale attacco fisico. Perché certi passaggi riescono ancora a farmi sentire quella tediosa sensazione di dolore fisico alla bocca dello stomaco. Sarà suggestione, come dicono in molti. Può essere.
Certo è che non sono molti i gruppi che sono riusciti a colpirmi in maniera così totalizzante, fintanto da togliermi il respiro. Oltre la soggettività, ci ritroviamo davanti ad un lavoro davvero pregevole in ogni minimo dettaglio. Apre la lenta e claustrofobica “Salowe Vision”, che nel suo strumentale incedere, in un crescendo pieno di suggestioni, ci porta ad impattare violentemente contro la furia devastatrice di “Fiery Serpents”. Testo visionario ed apocalittico che si sviluppa tra nere serpi e scorpioni pronti a penetrare la preda, il brano ci trascina in un vortice abrasivo fatto di pietra e sabbia, dove l’arsura screpola la pelle e le labbra che, riarse dal calore cocente, esplodono in rivoli rosso vermiglio. “Scorpions & Drought”, è calore che continua ad inaridire foreste e montagne, cuori e speranze dopo che il dio misericordioso ha abbandonato una terra che lo ha relegato nel limbo del dubbio. Completamente immerso nell’enorme mole di note che si dipanano dalle casse, non mi resta che farmi trascinare via dal marasma dei Deathspell Omega. Il ritmo cala, non l’intensità: in “Sand” la band ci concede cento secondi di tregua utili per rifiatare ed affrontare così il gran finale. I repentini cambi di ritmo di “Abrasive Swirling Murk”, stemperati da suggestivi mid-tempo, rappresentano degnamente l’animo duale dei Deathspell Omega: violenti e riflessivi, crudi ma evocativi. Alla meravigliosa “The Crackled Book of Life” il compito di chiudere il lavoro. Brano strumentale con non celate velleità introspettive. La musica accompagna l’ascoltatore d’innanzi al proprio libro della vita che metaforicamente rappresenta il ciclo concesso a ciascuno di noi. Ad ognuno il compito di leggere tra le pagine sabbiose ed aride scritte dall’incedere del tempo, che “Drought” ci propone. Questa, almeno, è la mia chiave interpretativa ma sono ben conscio che ce ne possono essere diverse altre per descrivere questo atto conclusivo. Conclusione eccelsa che non fa altro che impreziosire un lavoro eccellente, grazie i suggestivi cori in sottofondo, vero tratto distintivo della band d’oltralpe.
Quello che è certo è che un lavoro così non è alla portata di tutti. Siamo davanti a dei cavalli di razza che schiumano su un morso che non riesce comunque a tenerli a bada.
Non credo ci sia altro da aggiungere se non che con i Deathspell Omega, novantanove volte su cento, andiamo a colpo sicuro. Un nome che è sinonimo di qualità e che non ha mai tradito le aspettative. Un consiglio? “Drought” è da avere.
Daniele Peluso
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TRACKLIST:
01. Salowe Vision
02. Fiery Serpents
03. Scorpions & Drought
04. Sand
05. Abrasive Swirling Murk
06. The Crackled Book of Life