Recensione: Duality
I Cellar Twins sono una formazione belga che dal 2014 ha lavorato incessantemente per guadagnarsi un posto nella scena metal europea. Dal loro primo EP del 2017, infatti, non hanno mai smesso di lavorare alla costruzione del proprio sound e hanno partecipato a numerosi eventi in tutto il Belgio, costruendosi una solida fanbase. Fanbase che nel 2019 li ha premiati contribuendo alla raccolta fondi per la produzione del loro primo full-lenght, questo stesso “Dality”. Ma la storia di questo album ha un doppio lieto fine, perché a seguito della prima edizione l’etichetta Rockshots Records ha notato la band, l’ha messa sotto contratto e ha proposto una riedizione del disco, che ha visto la luce il 29 gennaio 2021.
Il sound della band è proiettato verso il melodic metalcore. Troviamo ritmi veloci e chitarre pesanti, ma anche una voce cristallina che rende l’ascolto più leggero; in questo modo la loro musica diventa accessibile anche a chi di solito preferisce sonorità meno aggressive del metalcore tradizionale. Un esempio di questo è il singolo ‘Molotov Parade’, che suona squisitamente orecchiabile ma offre anche dei bei muri di suono, soprattutto nel minuto finale.
La tendenza ad iniziare le canzoni con un breve intro strumentale è uno degli elementi che caratterizza il lato ‘melodic’ della band. È una pratica piuttosto di moda negli ultimi anni, sia nel metalcore che in altri sottogeneri; spesso penalizza il ritmo degli album, può piacere o meno, ma bisogna ammettere che all’interno di questo “Duality” non stona affatto. Per esempio in ‘Millennium’, il primo brano, l’inizio sinfonico serve a presentarci l’album con toni epici. Ritroviamo delle chitarre acustiche anche all’inizio ‘Selfear’, uno dei pezzi più passionali del disco; l’intro di ‘Wovoka’ è quasi tribale e pertanto il giusto inizio per una canzone dai torni dark.
Continuiamo nello stesso mood con la successiva ‘Tales of Autumn’, una ballad che inizia malinconica e poi si sviluppa in un crescendo di chitarre rock di stampo classico. L’utilizzo di sonorità più prettamente ‘tradizionali’ è un altro elemento che ritroviamo nello stile dei Cellar Twins: esempi di questo sono gli accordi leggeri di ‘Cloud Walker’, oppure gli assoli di ‘Social Waste’ che per un attimo ci fanno pensare di stare ascoltando i Mötley Crüe. Sarebbe interessante che la band sviluppasse ulteriormente questa attenzione per le sonorità più ‘vintage’, perché potrebbe contribuire ad arricchire un sound che pur essendo coinvolgente è ancora molto legato agli schemi di un genere già definito.
In conclusione, “Dualiy” è un’opera che merita attenzione: appassiona, si ascolta senza impegno e allo stesso tempo è molto ben curata. Non è quindi difficile capire perché la Rockshots le abbia messo gli occhi (o forse sarebbe meglio dire le orecchie) addosso e abbia deciso di rieditarla.