Recensione: Due Mondi
Attivi da più di una decade, gli Anacondia sono una band milanese con una robusta esperienza dal vivo alle spalle. Fondati dal duo Andrea Canonico (tastiere) – Gabriele Ramilli (voce), hanno visto avvicendarsi tra le proprie file diversi elementi, fino al 2000, anno in cui si è definita la formazione definitiva. Nel 2001 esce il primo demo, Genesi Instabile, constante di quattro brani di prog metal influenzato da una cospicua dose di hard rock melodico. Quattro anni più tardi è la volta di Due Mondi, analogo al predecessore per durata e contenuti musicali.
Il disco esaminato in questa sede porta lo stesso titolo del secondo demo della band, ma di fatto comprende nella propria tracklist anche le tracce inizialmente presenti solo su Genesi Instabile, rendendo la durata complessiva affine a quella di un full-length. Peraltro la scaletta non si limita a riprodurre uno di seguito all’altro i due cd dimostrativi, ma rivoluziona l’ordine dei brani secondo un criterio attentamente ragionato, che ne amalgama bene le caratteristiche dimostrandone la continuità a livello di qualità e contenuto.
Centri focali della maggior parte dei brani si rivelano le linee vocali, rigorosamente in lingua madre, e le tastiere. Queste ultime, aperte e luminose, si portano con frequenza al centro della scena – mettendo così in luce buone le buone doti tecniche di Andrea – sebbene talvolta si rivelino un po’ troppo esuberanti. Non mancano tuttavia momenti in cui tocca a chitarre e basso uscire allo scoperto: è il caso di Mia Signora di Luce, dotata di un’interessante sezione ritmica, o della titletrack Due Mondi, uno degli episodi più convincenti del disco, intessuta su un delicato arpeggio di chitarra. Positiva, si diceva, anche la prestazione al microfono di Ramilli, sovente impegnato da melodie tutt’altro che semplici tra le quali si mostra capace di destreggiarsi con sicurezza e disinvoltura. Va detto però che non sempre i momenti più brillanti sono quelli che richiedono il massimo impegno a livello tecnico. Così può capitare che una Nuvole di Polvere (buona, peccato per i cori poco azzeccati) si riveli in certi passaggi preferibile, per espressività e interpretazione del cantato, alla già citata Mia Signora di Luce, un po’ esasperata da questo punto di vista. Da questo punto di vista, uno compromesso abbastanza convincente è quello raggiunto dall’enfatica opener Vivo.
Rispetto a tante altre formazioni in attesa del debutto ufficiale, gli Anacondia si rivelano dotati di maggiore esperienza, personalità e compattezza. Queste doti potranno rivelarsi determinanti in prospettiva futura, me è certo che per giocarsi al meglio le proprie possibilità la band avrà bisogno di diversificare maggiormente il proprio repertorio di brani, apportando una maggiore varietà di soluzioni in fase di songwriting. Se la band saprà sfruttare al meglio la propria base strumentale, senza saturare troppo lo spazio melodico riservato alle tastiere, avrà buone possibilità di togliersi parecchie soddisfazioni in un futuro non troppo lontano.
Tracklist:
1 – Vivo (6’19”)
2 – Mia Signora di Luce (7’01”)
3 – Onda d’urto (4’34”)
4 – Grida (5’27”)
5 – Anima solitaria (6’00”)
6 – Due Mondi (3’51”)
7 – Nuvole di Polvere (8’50”)
8 – Instabile (5’39”)