Recensione: Dystopia
Pensavate che il brutal tecnico avesse già dato tutto quello che poteva nel 2008? Pensavate che dopo
Decrepit Birth e
Origin
nessun altro quest’anno sarebbe riuscito a raggiungere vette tanto alte di violenza, malattia mentale e padronanza dello strumento?
Ricredetevi, arrivano i Beneath the Massacre. Questa band canadese, giunta alla sua terza esperienza da studio (di cui un EP e l’album
d’esordio Mechanics of Disfunction), sfodera questo Dystopia e manda a casa la concorrenza attraverso la sua tecnica sopraffina, le
sue idee geniali e, cosa non da poco, la capacità di rallentare al momento giusto. Ma non restiamo alla superficie: scendiamo
piuttosto nei particolari.
Questo disco è un concentrato di riff simmetrici sparati a velocità fotoniche accostati a breakdown ed a parti in tremolo a
spezzare il ritmo di canzoni che altrimenti risulterebbero solo una miscela atta a friggere il cervello. In soli 32 minuti assistiamo
ad una parata di 11 tracce che sono come un vento di sangue e morte: la furia di Condamned, la pazzia di Our Common
Grave, la metodica spietatezza di No Future sono dimostrazioni di potenza compositiva e crudeltà musicale, di mancanza di
ogni tipo di pietà verso l’ascoltatore. Perché è questo ciò che fanno i Beneath the Massacre: aggrediscono alla gola il malcapitato
che decide di sentirsi il loro CD investendolo con un’ondata di violenza inaudita per poi, un istante prima che sia veramente troppo,
che egli sia costretto a premere il pulsante di stop per riprendere un attimo fiato, lasciare la presa e permettergli di rimanere in
vita… ancora per qualche istante almeno. Questo Dystopia è il degno erede di tutto ciò che è stato espresso finora dal death
ultratecnico attraverso gruppi come Spawn of Possession, Necrophagist, Visceral Bleeding ed i già citati Origin e Decrepit Birth: in
esso ritroviamo il riffing tagliato, i tempi dispari velocissimi e le ritmiche in sweep e tapping che abbiamo già sentito in altri
dischi, ma anche tantissime idee originali le quali, udite udite, provengono anche dal metalcore. Se infatti i nostri non mischiano
mai diverse tecniche estreme a livello vocale, come invece avviene nei generi -core, e si mantengono sempre su un growl molto ben
fatto e tipicamente brutal vecchia scuola, essi tuttavia inseriscono nelle loro canzoni numerosi breakdown, la qual cosa è
inequivocabilmente mutuata da gruppi come All Shall Perish, Whitechapel eccetera. Ottima idea questa, che come già detto permette di
passare da momenti di sfrenata aggressività ad altri dove è la pesantezza a farla da padrone.
Tutto eccellente dunque? No, non tutto. I Beneath the Massacre infatti, probabilmente intenti ad affinare la loro tecnica e la loro
capacità compositiva allo scopo di ottenere strutture perfette all’interno della singola canzone, si dimenticano di privilegiare la
varietà compositiva tra un pezzo e l’altro ed in questo modo commettono un peccato originale che si esplicita in idee nonostante tutto
simili che si ripetono circa in tutte le tracce. Si parte sempre con un sfuriata simmetrica a metronomi inauditi, si continua con
articolazioni ad alta velocità e si risolve sul breakdown; ciò fa si che Dystopia risulti interessante dall’inizio alla fine solo in
virtù della sua breve durata, in quanto se fosse stato anche solo un po’ più lungo avrebbe cominciato ad essere ridondante ed a
perdere parte dei suoi motivi di interesse. Non stiamo dicendo che i nostri avrebbero dovuto spezzare il ritmo inserendo qualche
canzone più lenta, ciò avrebbe soltanto intaccato lo spirito di questo platter, piuttosto sosteniamo che variare la struttura dei riff
avrebbe giovato; magari qualche pattern diminuito in meno e qualche ritmica in più basata sull’alternanza power chords sulle corde
basse / tremolo picking su quelle alte non sarebbe stato male. Notata questa mancanza non possiamo dunque concedere a Dystopia
l’eccellenza assoluta, ma lo consigliamo ugualmente ad ogni amante del brutal, del death e, perchè no, anche dei generi -core: perché
qui c’è ottima musica e perdersela sarebbe un vero peccato.
Davide Iori
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Tracklist
01. Condemned
02. Reign of Terror
03. Our Common Grave
04. Harvest of Hate
05. The Wasteland
06. Bitter
07. No Future
08. Lithium Overdose
09. Tharsis
10. Never More
11. Procreating the Infection