Recensione: Early Shapes (Split CD)
Non ci voleva molto per comprendere le grandi doti in possesso degli Herba Mate, band romagnola dedita allo stoner di più ortodossa concezione che qualche anno fa ci aveva sorpreso con un album autoprodotto dalla qualità sopraffina.
“The Jellyfish is dead and the hurricane is coming”, trip sonoro sapientemente costruito attorno a suoni desertici ed atmosfere dilatate, si era proposto come un piccolo capolavoro underground, discendente diretto di una tradizione tutta americana nell’elaborazione del concetto specifico di stoner rock.
Quella musica dai tratti a volte quasi metafisici, stordente, contornata d’immagini rarefatte e sabbiose come un’allucinazione nel deserto che il terzetto del ravennate aveva dimostrato di saper interiorizzare e fare propria, ha finalmente varcato gli angusti confini nazionali per ricongiungersi con le proprie radici, ottenendo la benedizione definitiva di chi, il genere, lo ha in qualche modo inventato e codificato nella propria forma nativa più antica e primigenia.
Nasce così “Earlyshapes” elegantissimo split album realizzato con la complicità dei leggendari mentori Fatso Jetson, gruppo originario di Palm Desert – California – che da oltre un ventennio ed ancor prima dei celebri Kyuss, Fu Manchu e Queens Of The Sone Age, propone una formula assolutamente personale di stoner, arricchito di sfumature variegate che vanno dal surf rock per sconfinare nella psichedelica più dura ed inaccessibile.
Un connubio che, già da par suo, consente agli Herba Mate di ottenere una sorta di “riconoscimento” definitivo sulla bontà della loro arte, ora da considerarsi come assurta al ruolo di legittimo portabandiera del genere anche a livelli internazionali.
Tre brani per i Fatso Jetson, quattro per gli Herba Mate: un piatto che non lascerà di certo insensibili gli amanti di suoni “desertici” al pari di quanto deve essere apparso interessante agli scout di GoDown Records, label che, entro i confini tricolori, è ormai divenuta una sorta di garanzia di qualità nel settore.
Le due band offrono un saggio delle proprie caratteristiche peculiari, addentrandosi nella materia con tutta la prorompente espressività di cui dispongono.
Più liquidi, psichedelici e rarefatti i Fatso Jetson, parecchio duri e “pietrosi” gli Herba Mate: ambedue, fierissimi portatori di visioni allucinate che come imposto dal copione, si adattano in modo perfetto ad immagini di sole abbagliante, orizzonti carichi di fuoco e lunghissime highway che si snodano a perdita d’occhio con il profilo sinuoso di un cobra.
Non appare nemmeno poi così peregrino accennare allo space rock ascoltando la lunga “My Quilt” dei Fatso Jeston, suite interamente strumentale che scivola acida inerpicandosi dalle autostrade verso le stelle. Più “terreni” e polverosi, gli Herba Mate collezionano invece una serie di accordi che, inutile negarlo, si mostrano sempre debitori degli imprescindibili Kyuss. È sempre un vero piacere assaporare le atmosfere stordenti e profonde descritte dalla band di Alessandro Trerè, anch’essa protagonista di una minisuite divisa in due parti dal titolo tanto semplice quanto “emblematico”: “Desert Inn”, due movimenti all’interno dei quali sono racchiuse “Dance, Dance, Dance” e “Way Down”, tracce potenti e dinamiche con lo stesso Trerè a tratti vocalmente quasi accostabile al grande Lee Dorrian dei sommi Cathedral.
Due realtà prestigiose dello stoner internazionale che si incontrano. Una affermata e con una solida carriera da esibire, l’altra in evoluzione e sul punto di sbocciare, mostrando i segni ed i caratteri che sono tipici di un gruppo leader. Personalità, inventiva, capacità “visionaria” e talento.
Il risultato è “Earlyshapes”, split album racchiuso in un concept grafico delizioso che è ulteriore valore aggiunto ad una release da proporre quale “alimento” per la passione nel desert rock ed il purissimo collezionismo.
Ed ora, carichi di aspettative, attendiamo il prossimo full…
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