Recensione: Easier Said Than Done
Sono a spasso da un bel pezzo i Fuel From Hell, grintosa band giuliana che con alterne fortune, è riuscita a resistere al trascorrere del tempo, mantenendo intatti i propositi iniziali e fondanti con cui, sul finire degli anni novanta, ha visto la propria costituzione.
Suonare sano, fottutissimo e vigoroso hard rock di focosa matrice ottantiana: una dichiarazione d’intenti ed un manifesto programmatico che onestamente abbiamo sentito ripetere e sbandierare davvero un’infinità di volte, ma che, tutto sommato, non finisce mai di suscitare simpatia e rivelarsi fonte di vivo interesse.
Protagonisti sin qui di una discografia molto limitata a dispetto della lunga militanza (un unico full length, “Fill You Up With Five Star Gasoline”, datato 2006), i cinque musicisti nostrani non sembrano avere nel loro codice genetico i caratteri dell’iperattività, tanto da rilasciare il sequel del buon disco d’esordio dopo un intervallo durato ben sei anni.
Tuttavia, ciò che il tempo non può scalfire, è destinato a ripetersi intatto nella forma e nello spirito: una sacra legge del rock, che i Fuel Form Hell hanno probabilmente abbracciato in modo definitivo e vincolante.
Ripresentandosi all’appello del secondo album con prospettive, vocazione ed attitudini assolutamente intatte ed identiche a quanto messo in mostra nel corso del 2006, la band friulana ripercorre in modo fedele e coerente la strada già tracciata, ricalcando con felice esito e risultati del tutto analoghi, i tratti compositivi ed il percorso stilistico imbastito sin dalla nascita, ancora oggi come un tempo, ancorati profondamente al chiassoso e colorato immaginario del rock made in ‘80’s, mediato dalle immancabili influenze “deviate” di stampo scandinavo.
La musica di Dam Littmanen, Steve Eighteen e Max Velvet, i tre membri superstiti del nucleo originario, se ne sbatte clamorosamente delle mode e dei cambiamenti proposti nel corso degli anni dalla scena musicale, preferendo perpetuare con piglio quasi romantico, un amore incrollabile per tutto ciò che fa hard rock vecchio stile.
Un aspetto che, di per se, rende il gruppo triestino quanto meno simpatico e gradevole, al netto di tutte le possibili imperfezioni, eventuali critiche ed inevitabile prevedibilità che un atteggiamento ed una ricetta stilistica di tale fattura possano comportare.
Ritmi serrati, chitarre lanciate, voce acuta da screamer e senso per la melodia, sono, in effetti, elementi che richiamano da vicino la classica formula del rock n’roll, irrobustito da una buona produzione e da suoni che aiutano a rendere al meglio le soluzioni proposte da un songwriting privo di grossi sussulti d’originalità ma a suo modo piuttosto efficace.
Proprio come sei anni fa, la proposta dei Fuel From Hell può essere riassunta con un “U.S.A. meets Scandinavia” che in breve dichiara quanto reperibile all’interno di “Easier Said Than Done”. Poison, Motley, Bang Tango, Warrant e Trixter che vanno a braccetto con un po’ di Backyard Babies e Hardcore Superstar, mandando a memoria scene da un film già visto un milione di volte ma che, proprio come le classiche pellicole di buon livello, pure all’ennesima replica finisce sempre per piacere e guadagnare una nutrita schiera di fedelissimi, pronti ad assistere alla proiezione come fosse la prima volta.
Del resto, brani deliziosi come “Send Me Your Love” (che chissà perché, al sottoscritto ha rimembrato parecchio i Waysted ed il buon Danny Vaughn), “December ‘89” e “Bad Jane” non sembrano proprio andare alla ricerca di nulla di superfluo o aggiuntivo rispetto a quanto elaborato in quattordici anni di carriera: solido, corposo e scalciante hard rock anni ottanta.
Per i Fuel From Hell non conta assolutamente null’altro. E a noi, onestamente, va benissimo così!
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Tracklist:
01. Electrified
02. Poison Whiskey
03. Nowhere In The Night
04. Some Girls
05. Send Me Your Love
06. Anything Goes
07. 17 & Wasted
08. Midnight
09. December ‘89
10. Bad Jane
11. House Of Love
Line Up:
Phil Lasher – Voce
Dam Littmanen – Chitarra / Voce
Steve Eighteen – Chitarra / Vice
Max Velvet – Basso / Voce
Alex Count – Batteria