Recensione: Echoes from the Universe
Tempo di ritorni sulle scene per i toscani Mr. Bison, che a quattro anni dall’ottimo “Seaward” danno alle stampe il loro quinto lavoro: “Echoes from the Universe”. Partiti dalla cittadina di Cecina, in Toscana, con una forte identità Stoner, i nostri si sono spostati, col passar del tempo, a sonorità sempre più vicine al progressive, abilmente miscelate a psichedelia e qualche scheggia più robusta per mantenere una certa croccantezza. Abbandonato il concept marino dell’album precedente, i nostri si buttano a pesce (scusate, non l’ho fatto apposta) sulle Norne della mitologia norrena, le divinità che ai piedi di Yggdrasil tessono i fili del destino degli umani in un grande arazzo. L’idea che ogni esistenza si intersechi ed influisca su tutte quelle con cui viene a contatto, generando un vortice caleidoscopico di possibilità, si concretizza nell’ipnotico moto ondoso proposto dal gruppo cecinese, che tratteggia paesaggi sonori maestosi senza mai perdere di vista l’aspetto narrativo del proprio racconto musicale. Nella fattispecie, i nostri rifuggono il concetto di destino predeterminato e si concentrano invece su quello di libero arbitrio come esplorazione delle scelte dell’individuo. È proprio questa esplorazione che viene messa in primo piano nella quarantina di minuti che compongono “Echoes from the Universe”, trasformata però in esplorazione degli spazi creati dalla musica. Su una base strumentale dilatata, ariosa, quasi spaziale nel suo abile gioco di riverberi, si innestano profumi cangianti che spostano sistematicamente i punti di riferimento e donano al tutto il sense of wonder di una continua scoperta. “Echoes from the Universe” è un lavoro che vive prima di tutto di atmosfere, in cui perfino le voci vengono armonizzate in modo da passare piuttosto spesso in secondo piano e fondersi alla continua risacca creata dal resto degli strumenti, creando una deriva da cui è piacevole lasciarsi cullare. Emblematica in questo senso è “The Promise”: la traccia parte lenta, dimessa, quasi rituale nel suo essere scandita dal rintocco di campana, e poi deflagra in una melodia solare sostenuta da un giro ipnotico che verrà usato dal gruppo come una tela su cui dipingere, attraverso le sue caleidoscopiche architetture, spazi immensi in costante evoluzione.
L’abilità dei Mr. Bison di avvolgere l’ascoltatore in questo vortice musicale – che di volta in volta si fa rilassante, languido, inquieto e frenetico – viene confermata dalla perfetta stratificazione di ogni elemento della proposta del quartetto, che si lega a ciò che lo circonda in modo armonico ed assolutamente naturale. I rimandi alla scena degli anni ’60 e ’70 si amalgamano al tessuto sonoro dei cecinesi risultando al tempo stesso freschi e familiari (“Fragments”), mentre gli echi stoner ed heavy vengono fusi ad atmosfere eteree ed eleganti per fornire, quando serve, un contrappunto più determinato. Si veda ad esempio la pacata sfrontatezza della breve “Collision”, l’unico pezzo sotto i cinque minuti, che mescola passato e presente guarnendo il tutto con echi folk e blues, o in “Dead in the Eye”, la cui languida noncuranza iniziale si sviluppa in un lento ma inesorabile crescendo fino all’impennata vorticosa. Il compito di chiudere il sipario su “Echoes from the Universe” è affidato a “Staring at the Sun”, che innesta su un riff nervoso melodie solari ma al tempo stesso indolenti, caricandosi di tanto in tanto di vaghi sapori mediorientali e chiudendo il lavoro con una nota di rilassatezza estiva e spensierata nel finale, che funge da ideale coronamento a quanto sentito in precedenza.
Posso dire senza timori di aver trovato “Echoes from the Universe” un gran bel lavoro, raffinato e personale senza puzzare di snobismo. I Mr. Bison confezionano anche stavolta un album immediato e piacevolissimo ma che al tempo stesso suona ricercato, elegante e curato nei dettagli. “Echoes from the Universe” esce nei negozi il 16 Febbraio, non fatevelo scappare.