Recensione: Eclipse

Di Abbadon - 28 Giugno 2003 - 0:00
Eclipse
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
80

Devo dire la verità, non sono mai andato matto per il metal neoclassico, per i guitar heroes e tantomeno per Yngwie Malmsteen. Tuttavia questo Eclipse risulta per me una piacevole eccezione. Eclipse esce sul mercato nel 1990 sotto la Polygram records, ed è il quinto lavoro da studio per la band dello svedese, sesto se contiamo anche il live in Leningrad. La lineup della band è differente rispetto a quella del loro ultimo lavoro, e fin qui nessuna novità,
visti i diversi volti che negli anni si sono susseguiti alla corte di Ynwie, c’è però da dire che stavolta i partenti non erano dei “frilli” qualunque, bensì ragazzi che rispondevano ai nomi di Joe Lynn Turner, Jens e Anders Johansson e Berry Dunaway. Praticamente tutta la band, ad eccezione di Malmsteen stesso, dà forfait, e viene rimpiazzata dallo svedese Goran Edman alla voce, da Mats Olausson alle tastiere, da Svante Henrysson al basso e da Michael Von Knorring dietro le pelli.
Nonostante un avvenimento drastico come la dipartita di ben 4/5 di una band possa distruggere chiunque, Malmsteen si dà molto da fare coi suoi compagni e forgia questo disco, che risulta davvero ben fatto in fase di composizione, e soprattutto eseguito in maniera impeccabile da parte di tutti gli strumenti (basso escluso, in quanto mi pare sia piuttosto trascurato nelle varie song). I nuovi arrivati non fanno rimpiangere Turner e soci, soprattutto Edman mi piace molto come cantante, dotato di voce davvero pregevole e si intona alla perfezione col suonato. Ovviamente Eclipse è basato, come sempre, sulla fenomenale tecnica esecutiva di Yngwie, che si produce come sempre in numeri inimmaginabili per tanti, però a differenza dei lavori passati la produzione mi sempra un pò meno legata al puro virtuosismo sulla 6 corde, ma più inquadrato e, volendo, di impatto più immediato e con atmosfere davvero singolari, ma molto molto piacevoli.

Eclipse, che contiene canzoni per tutti i gusti, dai lentoni a delle vere frecce pirotecniche, si apre con la bella “Making Love”, un mid tempo che si attacca su un drumming lento e deciso, sul quale si accompagna un riff secco ma abbastanza docile e molto orecchiabile. Subito colpisce molto
l’intonazione di Edman, che esordisce con una voce molto  calda e pulita. Molto tecnico e congeniato l’assolo, che non fa saltare sulla sedia, ma si adagia perfettamente sul ritmo medio della canzone, impreziosendola. Da una track tutto sommato tranquilla passiamo a una song di puro spirito “Guitar Hero”, ovvero “Bedroom Eyes”, che è abbastanza rapida, e dove Malmsteen  si scatena nei pirotecnicismi che lo hanno reso famoso nel mondo. Il ritmo non è opprimente, ma lo sono del dita del chitarrista mentre si produce nei suoi assoli, tanti. Altra song e totale cambio  stilistico. Ci troviamo infatti davanti alla dolcissima ed emozionante “Save Out Love”, le cui trame melodiche rapiscono l’ascoltatore per oltre 5 minuti di vero amore. Magistrale il lavoro delle backing vocals, il tocco in più nella canzone. Molto ben accompagnata anche “Motherless Child”, traccia veloce, e dove si sentono molto bene le tastiere di un positivo Olausson, chiamato a rimpiazzare un mostro sacro. La chitarra non è presente come in altri pezzi, ma fa il suo dovere così come la batteria. Poca cosa il basso, come già detto mai troppo a suo agio nelle varie song, bene invece come sempre tutte le voci. Bello l’attacco in  arpeggio di “Devil in Disguise”, che si apre con un coro molto basso ed evocativo, che si sussegue lenta ma con cadenze molto decise, contribuendo a creare un’atmosfera carica di
inquietitudine. Bellissima a mio avviso è la seguente “Judas”, che si apre su tonalità molto leggere ed ispirate, per poi proseguire su un riff non pesante ma maestoso. Il refrain è molto ben distinto dalle strofe, cosa che non succede quasi mai nel disco, ed è davvero be fatto, così come l’assolo, tipicamente malmsteeniano, basato molto sulle scale, ma di ottimo effetto complessivo. Forse la song risulta un pò ripetitiva nella sua relativa semplicità, ma secondo me è tutt’altro che male, anzi mi fa un effetto molto migliore di tanti pezzi che variano sempre la loro trama. Ottimo anche l’inizio di “What do I Want”, inizio che mi ricorda molto i Queen per come è composto ed eseguito, in ritmiche e sonorità. La canzone poi si sviluppa in maniera totalmente diversa, e non mi piglia molto a dire la verità, ma quell’introduzione è da incorniciare, vale la song da sola. Come ottavo componimento ci si para di fronte la rapidissima “Demon Driver”. La song, se non fosse per le sonorità molto leggere, sarebbe da vero headbanging, perchè le caratteristiche ci sono tutte. Grandissimo l’assolo combinato di tastiere e chitarra, e frenetico lavoro batteristico. Molto simile alla precedente nelle sonorità è anche “Faultline”, anche se poi si differenzia moltissimo da “Demon Driver”. Ci troviamo infatti davanti a una traccia lenta, cantata in modo molto sentito e ispirato. E’ curioso che dia quasi un mix tra una sensazione di relax e una di tensione, emozioni contrapposte.
Spettacolare la penultima “See you in Hell (don’t be late)”, che presenta lei sì più o meno le stesse caratteristiche di “Demon Driver”, sia nelle ritmiche che nel suonato. Ottime tastiere e batteria, classica chitarra ispirata e classico basso deludente (quasi non si sente). Siamo giunti quasi alla fine di Eclipse, fine che giunge con la title track, che si apre su un ottimo drumming e prosegue riassumento alla perfezione tutto il buono che ci possa essere sull’album, così come ogni title track dovrebbe fare.

Finita l’analisi delle song, concludo dicendo che questo disco è sicuramente particolare. Ci sono abbastanza legato, quantomeno perchè una volta tanto un lavoro di Malmsteen è riuscito a far breccia nelle mie difese (ben schierate contro questo tipo di musica forse perche un’ora di puri assoli mi stufa presto), ma a parte questi che sono gusti personali, secondo me, specie dopo aver cambiato tantissimi collaboratori, il buon guitar hero ha saputo dare prova di essere quantomai una delle fonti di ispirazioni per tutto un genere di metal. E bravo Yngwie.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :
1) Making love
2) Bedroom Eyes
3) Save our Love
4) Motherless Child
5) Devil in Disguise
6) Judas
7) What do you want
8) Demon Driver
9) Faultline
10) See you in Hell (Don’t be late)
11) Eclipse

Ultimi album di Yngwie J. Malmsteen

Genere: Heavy  Shred 
Anno: 2021
69
Genere: Shred 
Anno: 2012
65
Genere:
Anno: 2010
74
Genere:
Anno: 1999
75