Recensione: Ecstatic Trance

Di Stefano Burini - 27 Novembre 2012 - 0:00
Ecstatic Trance
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Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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68

Lo sludge ed il death/metalcore sembrerebbero due mondi a prima vista incompatibili, eppure esiste una band in grado di far convivere all’interno della propria musica la potenza e l’aggressività della New Wave Of American Heavy metal con l’atmosfera “paludosa” ed ineluttabile dello sludge più vicino al post metal: si tratta degli A Life Once Lost. Statunitensi e precisamente originari di Philadelphia, Pennsylvania, questi quattro americani (Robert Meadows alla voce, Douglas Sabolick alla chitarra e i recenti acquisti Mike Sabolick e Jordan Crouse, rispettivamente basso e batteria), portano avanti il proprio discorso musicale dal 1999 e dopo sei album in studio e una intensa attività live che li ha portati ad esibirsi a fianco di artisti come Strapping Young Lad, Opeth, As I Lay Dying e Lamb Of God si sono guadagnati una certa fama all’interno della nutrita scena metal a stelle e strisce del nuovo millennio.

Il 2012 è l’anno del nuovo “Ecstatic Trance” e la loro musica è più che mai criptica, cupa ed aggressiva. Le chitarre sono grasse e pastose, più in linea con quelle dello sludge e del post metal che con i suoni chirurgicamente asettici del deathcore, ed impegnate in lunghi e possenti giri che riportano alla mente, per certi versi, la pachidermica intensità dei Kyuss mentre le ritmiche sono molto rallentate ed enfatiche. La voce di Meadows si attesta per tutto il tempo sulle tonalità di un growl/scream lacerante che non lascia mai spiragli di luce né concessioni alla melodia, concentrandosi sull’odio e sul dolore espressi da liriche il più delle volte crudeli e fataliste, ma i passaggi più interessanti sono quelli riservati alla chitarra solista di Doug Sabolick. Molto belli e caratterizzanti, oltre che perfettamente incastonati nel tessuto sonoro freddo e oscuro degli A Life Once Lost, i suoi assolo denotano grande ricerca melodica e danno una fortissima impronta allo stile della band.

L’unico vero problema di “Ecstatic Trance” è tuttavia l’eccessiva monoliticità delle tracce che lo compongono. Dopo aver strabuzzato gli occhi di fronte all’efficacissimo e addirittura lirico sludge/post/metalcore delle fantastiche “Something Awful” e “Gnawing Lisp”, in grado di unire sotto un unica bandiera Lamb Of God, Cult Of Luna, Isis e certe cose dei Mastodon, è altrettanto doveroso annotare come il disco nella sua globalità finisca per ruotare sempre attorno alle stesse idee. Così, svanito l’effetto sorpresa, brani come “Miracle Worker” o “Empty Form”, pur regalandoci, di nuovo, momenti davvero notevoli (come il pirotecnico finale di quest’ultima) finiscono per risultare in generale poco distinguibili, in quanto improntati sempre sulle stesse atmosfere e sugli stessi ritmi, né l’assenza praticamente totale di melodia vocale riconoscibile gioca a loro favore.  

Emergono dal mucchio “Madness Is God” forse la più tirata, a metà tra Meshuggah e certo e deathcore, “I Am”,  un breve intermezzo strumentale a base di thrash/industrial metal, e la citata “The Blues”, la quale pur ripercorrendo sentieri già battuti in precedenza, riesce a ritagliarsi un proprio spazio, soprattutto grazie al drumming tribale di Jordan Crouse. Discorso, purtroppo, non applicabile, alle successive tracce, l’anonima “People Stare”, “I See I Hear”, dai timidi accenti djent, e la conclusiva “I Sit Ill” davvero troppo troppo simili l’una rispetto all’altra e prive di tratti distintivi realmente percepibili, al punto da essere quasi intercambiabili.  

“Ecstatic Trance” si rivela dunque un album interessante ma incompleto; le intenzioni degli A Life Once Lost sono buone e nei momenti migliori i quattro ragazzi di Philadelphia ci regalano una manciata di canzoni potenti e riuscite, purtroppo alternate ad altre che risultano piuttosto anonime. La capacità di creare atmosfere rarefatte ed alienanti alla maniera dei grandi nomi del post metal non difetta loro di certo, e, sommata alla massiccia iniezione di influenze di matrice thrash/death/metalcore, costituisce un più che buon punto di partenza; tuttavia, per arrivare a centrare il bersaglio grosso, è necessario rendere più attraenti e dinamiche le varie canzoni ed evitare di cadere nella trappola dell’eccessiva uniformità stilistica che affigge, suo malgrado, parte di questo lavoro.

Stefano Burini    

 

Nota a margine

La versione LP contiene anche una bonus track, “Asteroid”, cover del classico dei Killing Joke targato 2003. Come tutte le cover ben riuscite mantiene lo spirito dell’originale ma riesce nel contempo a risultare fortemente caratterizzata dallo stile dei nuovi interpreti ed, in particolare, rende ancor più evidente quanto la presenza di qualche brano un po’  più “sparato” o, semplicemente, fuori dai rigidissimi canoni di questo “Ecstatic Trance” avrebbe contribuito in maniera decisiva a valorizzarne gli spunti più caratteristici e degni di nota.

 

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Line Up

Robert Meadows: voce

Douglas Sabolick: chitarra

Mike Sabolick: basso

Jordan Crouse: batteria

Tracklist

01. Something Awful   04:02

02. Gnawing Lisp   02:56

03. Madness Is God   04:05

04. Miracle Worker   03:05

05. Empty Form   04:21

06. I Am   00:46

07. The Blues   03:33

08. People Stare   03:45

09. I See, I Hear   03:17

10. I Sit Ill    03:49

 

Bonus Track

11. Asteroid 03:26 (Killing Joke cover)

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