Recensione: Eden of a Parallel Dimension
I Napoletani Landguard sono senza dubbio una delle migliori promesse della nostra scena metal, ma per molti anni hanno dovuto fare i conti con innumerevoli problemi tecnici che hanno portato a ritardare l’uscita del loro primo lavoro sulla lunga distanza. Non è facile per una band italiana farsi spazio nel mercato attuale ma semza dubbio i Landguard meritano la massima attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori.
Questo “Eden of a parallel dimension” è stato inizialmente registrato nel 2000 agli Zenith Studios sotto la supervisione del mastermind Frank Andiver, la direzione artistica dei nostri napoletani è decisamente debitrice ai canoni classici del power metal italiano. Un forte senso melodico è sposto alla base di ogni composizione senza mai dimenticare la velocità delle chitarre e della sezione ritmica. Se dovessi fare dei paragoni con altre band potrei chiamare in causa gli Skylark di Eddy Antonini che secondo me rappresentano l’influenza maggiore nella musica dei Landguard. Nell’ottica della nostra tradizione metal questo “Eden of a parallel world” è senza dubbio un disco interessante sebbene sia netta fin dai primi passaggi una sensibile mancanza di personalità artistica da parte di questi ragazzi. Non si tratta di un dramma, non è un difetto che pregiudica completamente il valore del disco ma senza ombra di dubbio potrei elencarvi almeno una dozzina di band che in Italia hanno prodotto un platter praticamente sovrapponibile a questo. A me il genere dei Landguard piace molto, percui non ho problemi a consigliarvi di ascoltare questa band, ma effettivamente mi rendo conto che questi ragazzi, con tutta la buona volontà, non cambieranno le carte in tavola nella nostra scena e non sposteranno di un millimetro i canoni musicali ormai saturi del power metal italiano. Il souno dei Landguard spazia agevolmente tra melodie solari e spunti epici di buona fattura, senza mai apparire particolarmente prolissi i nostri si cimentano in comospizioni elaborate. Si percepisce nettamente la preparazione tecnica di questi ragazzi, certamente questo disco è ispirato ma non c’è un reale tentativo di trovare una propria identità sonora, forse semplicemente perchè i Landgurad non sentono questa esigenza.
La prima “Helgvar an ancestral story” si dimostra una brano veramente molto elaborato, i Landguard puntano con coraggio su melodie dinamiche apprezzabili senza mai coinvolgere particolarmente l’ascoltatore, forse è semplicemente una mia sensazione. Con “Edge of the abyss” i nostri viaggiano su canoni vicini alla tradizione power tricolore abbracciando anche soluzioni vicine ai Blind Guardian del primo periodo, il risultato è senza dubbio apprezzabile. L’impiego di parti strumentali tra i vari brani genera un intelligente percorso sonoro che amalgama bene la struttura sonora del disco. Con “Eternal freedom” i Landguard sono autori di una canzone di lunga durata che perde il suo fascino iniziale a causa di una certa prolissità, io avrei puntato su composizioni un poco più snelle anche se si tratta di un mio personale e insignificante suggerimento. La suite “Jester’s awakening” è un brano ambizioso e complesso che dimostra la preparazione tecnica dei Landguard ma che richiede una attenzione particolare da parte dell’ascoltatore e certamente non coinvolgerà in pieno chi si troverà ad ascoltarla in sede live.
I Languard mi sono piaciuti , ma io sono un patito di power metal italiano, molti di voi invece guardano con distacco e sprezzo tutto quello che in Italia non sia firmato Lacuna Coil con tutti i vari annessi radiofonici e compromessi televisivi, credo che per convincere queste persone ci voglia un disco sinceramente graffiante e coinvolgente e non credo che questo “Eden of a parallel dimension” sia consigliabile a queste persone. I Landguard non vanno però sminuiti o criticati per le loro scelte stilistiche, loro sono dei ragazzi che hanno sputato sangue per anni per poter vedere concretizzate le loro fatiche in questo platter, hanno già dimostrato di avere le carte in regola per trovare una propria via artistica, in definitiva mi pare solo questa l’unica mancanza dei Landguard e non penso che si tratti di un problema particolare, contunuerò a sostenere e supportare questi ragazzi. Se come me amate il power metal tricolore date un ascolto a questo disco che certamente non vi lascerà delusi, se no accendetevi Mtv che magari passano “Heaven’s lie” dopo Tiziano Ferro……. povera Italia.
1 Symphony of another dimension 1
2 Helgvar an ancestral story
3 The manuscript
4 Iceland sword
5 Crystallized shadows
6 Edge of the abyss
7 Helgvar suite
8 Eternal freedom
9 Ancestral labyrinth
10 Jester’s awakening
11 Symphony of another dimension 2