Recensione: Eden’s Curse

Di Gaetano Loffredo - 24 Agosto 2007 - 0:00
Eden’s Curse
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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80

Anche gli Eden’s Curse, dopo l’estenuante ricerca di un’etichetta che potesse garantire loro denaro utile per registrare il disco di debutto, ce l’hanno fatta, e ci consegnano un lavoro degno della fama di musicisti del calibro di Ferdy Doernberg (Rough Silk/Axel Rudi Pell), Michael Eden e Paul Logue (Cry Havoc). Premessa che mi consente di evidenziare il perentorio tuffo nel passato dei singoli attraverso un progetto che abbraccia le influenze di ognuno di loro rappresentando, per chi scrive, una delle più interessanti realtà di hard rock, AOR e metal melodico nate in questi ultimi anni.

Al disco, scritto e composto a quattro mani, Eden e Logue (intervista), spetta il compito di misurarsi con le formazioni portabandiera e in questa complicata situazione riesce a distinguersi per gusto, competenza e misura, caratteristiche limpidamente dimostrate nei minuti che scorrono fluidi dall’intro Book Of Life alla conclusiva We All Die Young, elettrizzante cover del brano principe di Rock Star, film di cui segnaliamo la partecipazione di Zakk Wylde (Black Label Society, Black Sabbath) nei panni di un attore non-protagonista e di Jeff Scotto Soto (Journey, Talisman, Axel Rudi Pell e Yngwie Malmsteen tra gli altri), voce della colonna sonora che ha parzialmente cantato e composto. La versione originale di We All Die Young è cantata da Michael Matijevic.

L’inclinazione melodica di Eden’s Curse è la chiave di lettura di un album infarcito di ritornelli canticchiabili e di composizioni leggere, “aggravate” dalle molteplici escursioni elettriche di un Thorsten Koehne in stato di grazia.
Non manca l’urgenza espressiva di una voce calda e passionale, quella di Michael Eden: sentitelo sulla power ballad The Voice Inside e fatevi cullare durante il brano che più di tutti riporta alla mente i migliori Fair Warning.
E’ l’accoppiata iniziale, Judgement Day Eyes Of The World, a regalare emozioni forti, temprate dalla partiture atmosferiche della tastiera di Ferdy Doernberg e influenzate dalla penna dei soliti Pink Cream 69. E pensate: proprio Dennis Ward (Pink Cream 69) si è occupato della impeccabile produzione che risalta su un pezzo zuccherato come Fly Away, potenziale singolo apripista dal ritornello ultra-facile.

Le backing-vocals, altro punto a favore, sostengono egregiamente il lavoro di Michael e portano la prestigiosa firma di Doogie White (Yngwie Malmsteen, Cornerstone, ex Rainbow) e quella di Carsten Lizard Schulz (Evidence One).
C’è spazio per l’hard rock più sfrenato, quello di Don’t Bring Me Down, che ricorda molto da vicino, riff su tutto, la mitica Burn dei Deep Purple e la Slow Burn di Joe Lynn Turner, e c’è spazio per i tempi medi più evocativi: non mancano nemmeno i grandi Survivor citati nelle ipnotiche Heaven Touch Me e Fallen King, quest’ultima preceduta da The Bruce, un’intro cinematografica dal sapore fantasy/antico (chi ha detto Ten?).

Esordio distante da mode e da tendenze passeggere, un disco di altissimo livello partorito da nomi tutt’altro che altisonanti. Negli undici brani a disposizione (introduzioni e cover escluse) confluiscono sonorità che riconosciamo ai grandi maestri menzionati uno ad uno nel corso della recensione e la commovente chicca finale (We All Die Young) suggella un album che brilla di luce propria: la luce di un gruppo che compone e suona col cuore.

E la nuova stagione si apre nel migliore dei modi.

Gaetano Loffredo
 

Tracklist:
01.Book Of Life (intro)
02.Judgement Day
03.Eyes Of The World
04.Stronger Than The Flame
05.The Voice Inside
06.Cafter The Love Is Gone
07.Fly Away
08.What Are You Waiting For
09.Eden’s Curse
10.Don’t Bring Me Down
11.Heaven Touch Me
12.The Bruce (intro)
13.Fallen King
14.We All Die Young (cover from the Rock Star movie soundtrack)

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80