Recensione: Eeuwenhout

Di Alberto Fittarelli - 23 Giugno 2007 - 0:00
Eeuwenhout
Band: Huldrefolk
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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78

Molto interessante l’album di debutto di questi finora misconosciuti
fiamminghi, gli Huldrefolk: autori di un vero e proprio tuffo nel passato
per certi versi, i due (oggi tre) musicisti provenienti dal Belgio rilasciano un
dischetto crudamente affascinante, basato fondamentalmente sugli stilemi del
black norvegese che fu.

Partiti appunto come duo intorno al 2003, da sempre poco attenti all’immagine
e ai cliché visivi tipici del black metal, gli Huldrefolk si propongono
come untori del terzo millennio, ossessionati come sono dalla tematica della
peste e dai macabri racconti che dal medioevo ci sono giunti a riguardo. È
ovviamente difficile, però apprezzare a pieno il loro approccio alla questione,
dato che i testi sono in rigoroso fiammingo e, oltretutto, riprodotti con
calligrafia volutamente irregolare all’interno del pur intrigante booklet.

Il primo Burzum sembra essere praticamente onnipresente nelle loro
canzoni, con un alone marcio che risalta soprattutto nel mood creato dai
soundscapes spesso utilizzati dal gruppo come sfondo, ma soprattutto nelle
malatissime vocals di Drang, che punta su una timbrica roca e involuta,
senza troppi fronzoli; e nel suono di chitarra melodico (sì, il black metal è
melodia anche quando non sembra, e questo lo diceva il Conte un po’ prima di me)
ma estremamente cupo, capace di creare ambientazioni oscure ed epiche allo
stesso tempo. Un quadro decisamente personale per una band all’esordio
discografico, e soprattutto per un genere che, si sa, fa dei canoni rigidi la
propria legge.

Ottimo in particolare il dittico costituito da Gareel Der Volksellende e
Rattekermis, più melodica la prima, feroce e strutturalmente semplice la
seconda: pezzi conditi da una discreta capacità strumentale – quella necessaria
per un disco di questa fattura, del resto – anche se da suoni di batteria
decisamente migliorabili.

La giovane etichetta italica Slava Satan ha quindi avuto buon fiuto nello
scovare un gruppo interessante e dalle ottime potenzialità: per una volta non
banalmente trito, ma coerente nell’ispirazione. Opera consigliata, in attesa di
sviluppi futuri.

Alberto Fittarelli

Tracklist:

1. Intro 02:48 
2. Gemene Gronden 04:20 
3. Builen 03:43 
4. Galgenlied 02:41 
5. Pest Alchemie 04:28 
6. Rattenkermis 04:25 
7. Gareel der Volkselende 03:28 
8. Honger Snood 03:07 
9. Alkoholocaust 03:42 
10. Eeuwen Hout 05:38

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