Recensione: Egart

Di Matteo Lavazza - 10 Ottobre 2002 - 0:00
Egart
Band: Egart
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
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65

 

Secondo demo per i novaresi Egart, dopo una prima registrazione effettuata prevalentemente per far conoscere il gruppo in ambito locale.

Il cd viene aperto da “Time Hunters”, subito si nota una delle influenze degli Egart, gli Iron Maiden, soprattutto nel riff iniziale. Buona la struttura della song, con degli ottimi cambi di tempo ed un ottimo senso della melodia. Da segnalare la prestazione del cantante Stefano, dotato di una voce estremamente versatile, che riesce ad essere melodica ed aggressiva, a seconda di quello che richiede il brano. Buono anche il lavoro fatto sulle parti vocali, soprattutto in alcune parti dove ad una voce pulita ne viene affiancata una più roca e cattiva. Non mi convince molto l’assolo di tastiera nella parte finale del pezzo.

La seguente “Drinking the Beer” viene aperta da un bel riff molto folk, prima di partire in quarta grazie soprattutto alle buone ritmiche, soprattutto dei chitarristi Fulvio e Davide. Anche in questa song la voce di Stefano appare come una delle armi vincenti del gruppo, grazie ad un interpretazione del pezzo veramente ottima.peccato solo che la batteria, suonata da Matteo, e il basso, a cura di Corrado, rimangano sempre un po’ soffocati.

“Knight of the Night” è un altro bel pezzo Power, dove Stefano ci fa scoprire il lato più aggressivo della sua voce, in certi casi sembra quasi di sentire Tom Angelripper. Peccato che ci siano dei piccoli errori tecnici durante il pezzo, soprattutto nell’assolo.

La successiva “Warlord” inizia con un riff di tastiera che mi ha ricordato certe cose alla Rhapsody, pur senza eccedere nella pomposità tipica dei triestini. La canzone poi si sviluppa su sentieri molto vicini a quelli del classico Metal anni ’80, pur riuscendo comunque a mantenere uno stile ben definito. Uno dei maggiori pregi degli Egart è proprio quello di cercare uno stile il più possibile personale, non sempre ci riescono, ma già il fatto di non limitarsi a riproporre formule già abusate è sintomo di personalità.

La conclusiva “Lord of Change” rivela la passione del gruppo per i Blind Guardian, soprattutto nelle ritmiche di chitarra. Il pezzo è forse quello meglio sviluppato del demo, grazie all’ottimo uso di voci sovrapposte. Risulta secondo me banale lo stacco centrale, troppo sfruttato il vocione narrante per risultare interessante, mentre sono molto buoni i vari cambi di tempo nella parte centrale del pezzo.

I suoni come ho già detto non sono il massimo, soprattutto per quello che riguarda la sezione ritmica.

Direi che gli Egart hanno tirato fuori un buon demo, fatto di canzoni piacevoli e di buoni spunti.

Lavorando ancora un po’ gli Egart potrebbero trovare quello che è il loro suono, quello già abbozzato in questo demo.
per contattare il gruppo scrivete a egart@libero.it

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