Recensione: Einfallen
Se questo disco fosse uscito 20 anni fa,oggi il doom sarebbe diverso.
Sembra essere una frase un po’ del cazzo, eppure se è stata pensata durante l’ascolto di Einfallen, seconda opera dei britannici, o meglio, del britannico Beautality, un motivo ci sarà. E sarà dipoi bene anche fare un giro largo per trovare i perché di un album che conferma come il 2015 abbia definitivamente sdoganato il doppio album tra le extreme-metal-one-man-band del Commonwealth. (Peraltro, Beutality ha recentemente aggiornato la sua immagine di profilo, mettendo l’immagine di copertina della presente recensione. Può darsi che il gruppo si sia allargato, può darsi che sia una formazione live. Sia come sia, non siamo in grado al momento di far previsioni).
Ad ogni modo, si decantavano le lodi degli australiani, o meglio, dell’australiano Midnight Odyssey a luglio, quando il bell’uomo aveva offerto alle stampe un doppio composto di soli 8 pezzi (4 e 4) per una durata complessiva che sbragava le due ore e mezza. Due mesi prima Beutality aveva messo fuori anch’egli un doppio, i pezzi erano 6 (3 e 3) e la durata ovviamente era più contenuta. La brevilinea opener di 12.57 minuti, la successiva di 16 minuti, il resto tra i 18 e i 19, durata totale che fa la barba ai 100 minuti. Sia quel che sia, il disco esce per la Nordavind, che negli ultimi tempi si fa notare per diverse scoperte di allegri decerebrati e genti che hanno pareri piuttosto gaudenti in fatto di metal. E già qui iniziano i problemi.
La recensione infatti si apre parlando di doom, la Nordavind invece presenta il disco come black, e dunque, dove si trova la verità? Esiste forse una zona di contatto, una linea di demarcazione tra il gothic doom (nella fattispecie a retrogusto di prog darkeggiante e new wave) e il depressive black metal (nella fattispecie dark atmosferico ma pure un po’ slow school)? Probabilmente sì, l’importante è che per sapere la risposta andiate a rompere le balle a qualcun altro, non al sottoscritto, a cui questi discorsi attualmente paiono sterili ed alieni.
E probabilmente tali discorsi devon parer sterili ed alieni anche a mr. Ravengarde, perché effettivamente questo suo Einfallen mette in evidenza una certa profondità filosofico concettuale messa in evidenza già dai titoli, e una crte commistione di stili, che parte dai Katatonia di Brave murder Day, dagli Anathema di Serenades e dai My Dying Bride di The Cry of Mankind.
Pretenzioso, ma anche no, poiché quei dischi sono usciti 20 anni fa e alla fine gli stilemi ne sono stati analizzati e scopiazzati. Ecco, stranamente Beautality inserisce in tali stilemi, fatti di riff semplici eppure vari e fascinosi a dispetto ci sia un cambio di ritmo ogni 6 minuti, una certa quale attitudine, un certo quale aroma progheggiante. Che in teoria non dovrebbe centrare una sega, ma mi fa tornare in mente un’altra band, gli Zaum, che lo scorso anno ha buttato fuori un’altra roba affascinante, nella quale effettivamente mischiava l’immischiabile – doom e prog.
Insomma, immaginatevi un Brave Murder Day meno ruvido e dilavato, ma più cosmico, seppur scuro, e progressivo, con tanta, tanta, tanta chitarra new wave tipo The dream of the old boats e avrete un’idea dei Beutality e del perché avrebbe potuto cambiare le sorti del metal pesante se fosse uscito nel 1995. ciò detto, Einfallen ha due soli difetti, il primo di essere un po’ lungo e l’altro di essere un po’ in ritardo. E nonostante il ritardo, mette in mostra un discreto campionario d’idee e personalità, che gli da un sapore speciale e molto meno derivativo di quanto possa sembrare. Un ottimo lavoro testimone del fatto che l’underground, quando vuole, regala emozioni.