Recensione: Electric Talons Of The Thunderhawk

Di Stefano Burini - 30 Marzo 2014 - 11:57
Electric Talons Of The Thunderhawk
Etichetta:
Genere: Stoner 
Anno: 2014
Nazione:
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77

Vi piace lo stoner rock ma trovate che l’ultimo dei Truckfighters non fosse poi tutto questo che? Correte ai ripari e provate a dare una chance ai Valley Of The Sun e ad “Electric Talons Of The Thunderhawk “, potreste rimanerne piacevolmente sorpresi!
 
Slogan a parte, il debut album della band americana composta da Ryan Ferrier alla chitarra e alla voce, Ryan Mc Allister al basso e da Aaron Boyer alla batteria, ha davvero tutto per riuscire a fare breccia negli appassionati del genere. Dal titolo fino alla copertina, passando (ovviamente) per il ragguardevole contenuto, tutto quanto è pensato e “dosato” in maniera pressoché perfetta al fine di dare in pasto all’ascoltatore affamato di distorsioni pachidermiche e atmosfere desertiche un album dal grande impatto e dalla coesione invidiabile.
 
Sono dieci in totale, le canzoni che compongono “Electric Talons Of The Thunderhawk”, equamente divise tra brani più diretti e “sparati” e momenti in cui emerge, al contrario, la vena più psichedelica del terzetto di Cincinnati. L’intro “Worn Teeth” fa parte del primo gruppo: una sorta di stoner/cowboy song strumentale cui fa da contraltare la velocissima “As Earth And Moon”, animata da vocals maleducate, riff tanto elementari quanto efficaci e da un tiro strumentale assolutamente devastante. Due sole tracce e la ricetta dei Valley Of The Sun appare già sufficientemente definita, esattamente come palesi risultano essere le loro Muse Ispiratrici: dai Kyuss, maestri nel dipingere scenari stordenti ed abbacinanti, ai Motörhead, dei quali riecheggia lo spirito punk ‘n’ roll più cafone e intransigente, fino agli Airbourne, forse il termine di paragone più corretto nel tratteggiare la furia esecutiva degli statunitensi.
 
Proseguendo nell’ascolto incocciamo brani di nuovo molto duri e tirati quali “Maya”, “Nomads” (di cui si segnala il bel lavoro di basso) e “Within The Glare”, il cui unico neo si può forse rintracciare in una somiglianza talora troppo marcata nei ritornelli. A dare, in ogni caso, respiro ad una scaletta altrimenti un po’ troppo uniforme ci pensa la riuscitissima “Lazer Vision Intermission”, un intermezzo strumentale nel quale si respira addirittura qualcosa dello spiritualismo animista dei primi The Cult, seppur ovviamente rivisitato in chiave ancor più psichedelica. Il finale viene, poi, riservato alla Kyuss-iana “The Message Is Get Down”, all’hard-rockeggiante “The Sleeping Sand”, alla furiosa “Gunslinger”, senza dubbio la migliore in scaletta, e alla conclusiva “The Centuar Rodeo”, una mini-suite a metà tra stoner e hard rock classico, marcata da pertinenti incursioni di Hammond.
 
Altro da aggiungere? No, se siete arrivati fin qui saprete già che “Electric Talons Of The Thunderhawk” è un disco che ogni amante dello stoner e del rock classico non dovrebbe lasciarsi sfuggire. Se vi par poco…

Stefano Burini

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