Recensione: Electronic Guitar
Alla costante ricerca di talenti cui offrire nuove opportunità discografiche, la Mascot Records – label da sempre nota per le release dal buon livello qualitativo – va ad imbattersi nel profilo di Jim Davies, artista dal curriculum tutt’altro che ordinario e di certo lontanissimo dalla canonica classificazione del “guitar hero”, così come solitamente conosciuto.
Nome che di certo dirà poco o nulla a tutti gli appassionati di cose “metalliche” e derivate, Davies è, infatti, musicista dalla carriera piuttosto underground. Raramente nominato, seppur in possesso di un talento portentoso e protagonista di un’evoluzione musicale del tutto atipica – per come si è articolata lungo la linea di confine che demarca due generi dalle caratteristiche tra loro tanto dissimili, quanto, all’apparenza, inconciliabili, come heavy ed electro dance – il guitar player britannico ha saputo ritagliare spazio per il proprio estro innovativo essenzialmente in due realtà non certo “tradizionali” quali Prodigy e Pitch Shifter, gruppi animati da coordinate stilistiche ben lontane dall’essere definibili come “ortodosse”.
Esperienze significative che testimoniano in larga parte un background non convenzionale, trampolino di lancio e base primaria per la realizzazione di questo primo album in versione solista, disco che, già dall’emblematico titolo, mette in luce la notevole peculiarità della proposta in esso racchiusa.
“Electronic Guitar” è proprio quanto suggerito. Un album giocato sul bizzarro dualismo tra ritmi al limite dell’EBM e chitarra metal, in un connubio di sonorità temerario ma per nulla insensato, né del tutto inedito nella circoscritta ed intensa discografia dedicata alle divagazioni sulle sei corde.
Termine di paragone inevitabile, immediato e palese, è difatti l’acclamato e fondamentale “Engines Of Creations” del sommo mr. Joe Satriani. Un disco che, già nel 2000, si prendeva la libertà di miscelare suoni sulla carta destinati a rimanere antitetici, con risultati straordinari per forza immaginifica e scorrevolezza d’ascolto. Seguito poi, in epoche successive, da altri esempi di notevole valore, tra i quali, giova rimembrare l’ottimo “When The Alien Comes” del bravissimo Dave Martone.
Partendo da qui, per inoltrarsi in un universo di ritmi sintetici e riff d’acciaio, prendono vita le quattordici composizioni del musicista inglese, che in un primo afflato paiono materializzarsi filtrando il songbook di album come “Music For The Jitted Generation” e “The Fat Of the Land” attraverso soluzioni dal sapore industrialoide, per rivelare poi il “tiro” classico, verace ed inconfondibile che consente di classificare ogni brano all’interno del filone “chitarristico” per eccellenza.
Piccole perle di spavaldo sperimentalismo, le evoluzioni strumentali di tracce come “Empire”, “Rubicon”, “Trip”, “Little Pick Me Up” e “Rockers VS Ravers”, riescono nel mai troppo facile compito di suscitare emozioni, regalando atmosfere che descrivono stati d’animo non banali o dozzinali grazie alla ricchezza d’artifici messi in campo. Da spigliati attacchi drum n’bass, alla gaiezza di accordi solari e ricchi d’enfasi, attraverso momenti di buona eleganza, sprazzi dark alla Nine Inch Nails ed attimi di grintosa ruvidità prettamente “metal”.
Infarcita di sorprese e sfaccettature, la narrazione non presta quasi mai il fianco alla noia, suggerendo un alone di freschezza e di “non convenzionale” che contribuisce in modo determinante al successo di un album – come nelle intenzioni del suo stesso creatore e come evidenziato dal titolo dell’ultimo eccellente brano in scaletta – pensato e realizzato contrapponendo il rock, alla dance più nervosa ed oscura.
Diverso, originale, innovativo, fuori dagli schemi, per ascoltatori dalla mente aperta. Certamente interessante.
“Electronic Guitar”, disco d’esordio di Jim Davies, è una piacevole sorpresa che rende giustizia ad un chitarrista sconosciuto ma dotato di grande talento ed ottime idee, nuova e curiosa risorsa per quella sorta di universo a se stante che è il particolarissimo mondo dei guitar hero.
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Tracklist:
01. Empire
02. How We Roll
03. Fire For Effect
04. Rubicon
05. Hot Shot
06. Sayonara
07. Last Laugh
08. Little Pick Me Up
09. Requiem
10. Hide The Effects
11. Trip
12. Juno
13. Vital Signs
14. Rockers Vs Ravers
Line Up:
Jim Davies – Chitarra / Basso / Synth
Tim Jackson – Basso
Mike Edmunds – Basso