Recensione: Elements
I Mind Control sono un gruppo death prog metal nato in Abruzzo nel 2014, anno di uscita di Heptagon.
Il loro secondo album in studio Elements, autoprodotto in modo eccellente dalla band stessa, arriva il 1° dicembre 2023 a distanza quindi di ben nove anni dal precedente.
Elements è stato registrato presso la Comet Broadcasting – Recording Studio, una produzione ottima, musicalmente curata nei minimi dettagli senza lasciare nulla al caso, che ha sicuramente alzato l’asticella rispetto al loro precedente lavoro in studio.
Il loro sound è un connubio di progressive death metal, con molti elementi sinfonici e numerosi rimandi a quello che viene spesso definito metal moderno, mantenendo una forte base melodica che rende tutte le 13 tracce dell’album molto orecchiabili e facili all’ascolto, non tralasciando una certa sperimentazione elettronica con inserti djent e persino metalcore.
La loro proposta musicale è costruita attorno alla versatile voce di Stefania Salladini, in grado di passare da un potente growl/scream ad una voce pulita, mantenendo sempre una forte componente espressiva.
Il combo abruzzese è senza dubbio musicalmente molto dotato, sia in termini di partiture, elaborate e mai banali, che nel songrwriting, che vi invito ad approfondire.
Le capacità tecniche e compositive dei nostri si palesano in ogni singolo brano dell’album, dando luogo ad un suono potente, compatto e diretto, che ci conduce e accompagna in maniera semplice attraverso viaggi sonori che solo le poliedriche sfaccettature del progressive metal sanno creare naturalmente.
Oltra alla già citata Stefania, il combo di Pescara è composto da: Massimo Boffa alle chitarre e tastiere, Stefano Tatasciore al basso e Luca Nicolucci alla batteria, che forniscono una solida base ritmica, e danno luogo ad intricati groove ritmico-melodici.
L’album inizia con la title track Elements, brano strumentale con tastiere e cori che gli conferiscono un’aurea particolare, ottimo preludio per quel che verrà.
Segue poi il primo dei due singoli estratti da quest’album, Rage, dove vengono subito messe in evidenza le immense doti vocali della Salladini, grintosa ed intensa al tempo stesso, senza mai mancare di forza interpretativa.
In Flames troviamo invece numerosi cambi di tempo, che ci ricordano come la band sia in grado di passare dal progressive al metalcore e al death metal, tutto all’interno dello stesso brano, senza perdere minimamente di fluidità nell’ascolto.
Il brano che ho trovato più ostico all’ascolto è Effluent, quasi 9 minuti, dove il combo abruzzese si dilunga un po’ troppo in intricati riff, di ottima caratura tecnica, in cui però è facile perdersi. Breakdown che rallentano il ritmo per poi ripartire da dove c’eravamo fermati un paio di minuti fa, non so, non mi convincono mai del tutto queste scelte stiliste. L’unica cosa che mi convince sempre è di nuovo la voce della frontwoman, dal groove accattivante sia nella parti pulite che nei ringhi aggressivi che tira fuori con un carisma che appare evidente anche solo all’ascolto, non oso immaginare dal vivo le potenzialità di questa donna.
In Air emergono chiaramente tutte le influenze che i Mind Control hanno preso dalla scuola di Göteborg, il melodic death metal che tanto piace, dove Stefania sembra nuovamente intervallarsi con un altro cantante, vista la capacità di passare da voci clean al growl come nulla fosse, e invece, solo lei è a tenere in mano in microfono.
Il secondo singolo estratto è Hurricane, dove i sintetizzatori e le orchestrazioni presenti aggiungono un effetto particolare alla resa finale del brano, che difficilmente sarà riproducibile in sede live, a mio parere però uno dei brani che li rappresenta al meglio, sia dal punto di vista strumentale che degli intrecci vocali che ritroviamo con qualità sopraffina.
A chiudere il secondo lavoro in studio dei Mind Control ci pensa Blame, dove alla voce ritroviamo Simone Evangelista, il cantante originale della band ora impegnato su altri fronti. Qui si che la voce di Stefania si alterna veramente a quella di un’altra persona, e vi garantisco che la resa finale che ne deriva è la giusta e degna parola fine di questo ascolto.
La peculiarità di questo album credo sia proprio il saper mischiare sapientemente vari generi musicali, quelle che immagino essere le varie influenze dei singoli componenti della band, dando luogo ad una proposta eterogenea e senza dubbio affascinante.
Album consigliato agli amanti del progressive italiano degli anni che furono, quello che sapeva stupire e odorava di innovazione stupendo e sconvolgendo le orecchie dell’ascoltatore.
Per chi non ama etichettare un gruppo in un genere ben definito, ma semplicemente vuole ascoltare 60 minuti di ottima musica con una voce femminile a farla da padrona, senza sapere cosa aspettarsi passando da un brano all’altro, Elements è l’album che fa per voi.
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