Recensione: Elements

Di Alessandro Rinaldi - 12 Dicembre 2024 - 0:15

Avevamo lasciato At The Altar Of The Horned God lo scorso anno, con il bellissimo Heart of Silence, un disco che ci aveva fatto apprezzare le atmosfere primordiali che Heolstor aveva saputo creare. A distanza di un anno, la one man band è tornata con questo nuovo capitolo, Elements.

L’artwork è bello e ben curato, e ripropone il tema principale dell’EP, i quattro elementi, ognuno dei quali trova una rappresentazione all’intero di un riquadro con annesso il relativo simbolo esoterico che lo identifica e ulteriori illustrazioni.

Aqua è il primo assaggio di Elements, ed entra facilmente in testa: un brano che sembra essere stato strappato dalla scena dark degli anni ’80, con una batteria molto ovattata e sonorità cupe, con una voce profonda pronta a scandire l’ottimo testo che esalta le virtù dell’elemento. Ignis, è legato al fuoco ed inizia con un semplice quanto efficace giro di piano che si ripete per tutta la durata del pezzo, se si esclude la sezione centrale in cui emerge la batteria. Sempre le percussioni aprono Aer, a cui ben presto si aggiungono le tastiere, che rubano la scena. Più ritmata, invece, Terra, in cui il riff di tastiere viene assecondato da una convincente ritmica, che ben presto cade nello schema, purtroppo consolidato, di questo EP.

Sicuramente, un merito va riconosciuto, ad Heolstor: quello di saper rischiare, osare, e di non fossilizzarsi su una formula ben riuscita come quella di Heart Of Silence che colpiva per l’immediatezza, la primordialità e quella di saper scavare, attraverso le sue note, nell’animo dell’ascoltatore fino a raggiungere quella parte che lo riconduce al mondo oscuro e pagano da cui tutti noi proveniamo. La predominanza delle percussioni è il leitmotiv che unisce i due lavori, tuttavia, in questo disco, non c’è traccia di black metal. Neanche di metal. Non c’è growl, assenti le chitarre, così come il blast beat e il tremolo picking. Si tratta di un buon lavoro dark wave anni ’80, in cui la voce  profonda Heolstor ha un suo peso specifico, così come la sua capacità di scrivere testi efficaci, e punti di contatto fra le canzoni. Ma tutto finisce qui.

Alla luce di tutte queste considerazioni, Elements è una spiacevole quanto brusca battuta d’arresto del progetto At The Altar Of The Horned God di cui siamo profondamente dispiaciuti quanto sorpresi, per via di quanto dimostrato da Heolstor in Heart Of Silence.

 

 

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