Recensione: Embers Of Existence
Un’altra band dai recenti natali si affaccia sul palcoscenico del ‘metal degli adulti’, cioè quello che fa da pianeta a chi riesce a raggiungere un contratto discografico e, quindi, a debuttare nella scena commerciale con un full-length. L’ensemble in questione si chiama Engraved Disillusion e, per l’appunto, dopo essersi formato nel 2008 e aver dato alle stampe il ‘solito’ EP autoprodotto “Desolate”, quest’anno giunge a immettere sul mercato “Embers Of Existence”, CD realizzato con la connazionale Bored Stiff Records (Southwest, UK).
Come genere, i cinque ragazzi di Taunton fanno melodic death metal. Ma, se gli stilemi di base del medesimo sono rispettati con precisione e fedeltà, occorre rilevare che il cuore british batte con forza, in “Embers Of Existence”. Certamente In Flames, At The Gates e Insomnium sono buoni metri di paragone, per il sound degli Engraved Disillusion. Accanto a essi, tuttavia, non si possono ignorare gli echi che provengono dal passato del metal inglese, i quali si possono focalizzare nei Black Sabbath e, più in generale, nello spirito della NWOBHM. La ‘colpa’, se così si può dire, è dell’epicità intrinseca nel primigenio heavy metal della terra d’Albione. Quell’alone di mistero misto a magia che ha avvolto il death melodico dei Nostri venandolo di un umore un po’ cupo se non tetro, a volte; malgrado, complessivamente, le melodie del disco non siano certamente quelle del dark metal.
Pensare a qualcosa di stantio, oppure a un’operazione-nostalgia è, però, del tutto sbagliato. Gli Engraved Disillusion, con bravura, hanno saputo missare con intelligenza ed equilibrio le moderne sonorità, che sostengono oggigiorno le migliori produzioni in ambito di metal estremo, all’anima dell’heavy metal britannico di fine anni ’70, inizi anni ’80. Quel cuore dolce e pulsante, dal piglio guerriero, ricco di coraggio e generosità come quello che mostrarono i Saxon, per esempio, nella loro Opera Prima del 1979. Oppure, bagnato nel romanticismo gotico dei Paradise Lost dell’incommensurabile “Icon” del 1993. Tutto ciò per affermare che quando c’è in ballo l’Inghilterra, in ambito metal, è quasi ‘normale‘ che, anche in un genere sfruttato e consunto come il melodic death metal, ci sia sempre qualcosa in più, di cui discutere.
E, quel qualcosa in più, in questo caso, glielo mette la formidabile coppia di chitarristi che, in teoria e in pratica, forma l’ossatura portante del combo targato Union Jack. Marc Matthews e Toby Stewart, infatti, oltre a essere i responsabili della composizione di tutte le musiche dell’opera, si rivelano due straordinari solisti. Accanto a un eccellente rifferama, possente e cattivo (“Fragments Of A Memory”, “Embers Of Existence”), si srotola una gran quantità di soli, tutti accattivanti e, anzi, assai coinvolgenti. Fra cui alcuni memorabili come quelli della strumentale “Epitaph”, dell’opener “As Life Fades” o della terminale “Solitude”. Il resto del gruppo, pur non presentato dei talenti cristallini come i due axe-man, svolge con professionalità il proprio compito. In particolare appare un po’ troppo scolastica la prestazione di Chris Pugsley, senz’altro scevra da difetti o cali di tensione ma, a lungo andare, leggermente monotona nel suo growling ‘senza infamia né lode’.
Ancora acerba, invece, perlomeno a parere di chi scrive, la scrittura delle canzoni. Alcune, come l’hit “Disengage” o la struggente “Solitude”, mostrano tutto il potenziale che possiede il gruppo ma, a volte, si ha l’impressione che le idee siano ancora allo stato embrionale, come se fossero avvolte da una leggera nebbia che ne rendesse difficile la traduzione in musica. Si tratta solo di una sensazione, è chiaro, tuttavia “Embers Of Existence” presenta un diagramma qualitativo nel quale ci sono sia buchi, sia vertici; e nel quale pertanto non c’è ancora quell’uniformità, quella consistenza, quella costanza artistica che, invece, dovrebbero esserci in un lavoro di livello assoluto.
Come evidenziato all’inizio, a ogni modo, gli Engraved Disillusion rappresentano una realtà dell’ultima ora e quindi, poiché hanno in squadra due fuoriclasse come Matthews e Thomas, non potranno che esserci solo dei miglioramenti, in futuro. Miglioramenti che dovranno involvere sia lo stile, ancora altalenante nel valore del rapporto antico/moderno, sia il songwriting, che abbisogna di maggior allenamento nel percorso cervello-rigo musicale. Per il resto “Embers Of Existence” è un debut-album con i fiocchi, che merita senz’altro di essere preso in considerazione. Anche dai vecchi combattenti che amano e ameranno per sempre l’heavy metal e le saghe brumose.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Wither Away 0:45
2. As Life Fades 4:11
3. The Forgotten 5:05
4. Fragments Of A Memory 6:13
5. Disengage 4:46
6. Epitaph 2:31
7. Embers Of Existence 6:38
8. Under Blood Red Skies 4:10
9. Unhallowed Eyes 3:30
10. Solitude 4:57
Durata 43 min.
Formazione:
Chris Pugsley – Voce
Marc Matthews – Chitarra
Toby Stewart – Chitarra
Matt Thomas – Basso
Chris Threlfall – Batteria
Musicisti addizionali:
Toby Stewart – Tastiere