Recensione: Embers Of War

Di Manuel Gregorin - 14 Dicembre 2021 - 0:01
Embers Of War
Etichetta: Prosthetic Records
Genere: Power 
Anno: 2021
Nazione:
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80

Terzo album per i power metallers tedeschi Etrnity’s End, capitanati dal vulcanico chitarrista Christian Münzner, già in forza ad Obscura, Paradox e Alkaloid, band quest’ ultima che condivide la sezione ritmica con gli Eternity’s End. Trattasi infatti del bassista Linus Klausenitzer e Hannes Grossmann dietro le pelli. Completano la formazione il secondo chitarrista Justin Hombach ed il cantante brasiliano Iuri Sanson.

Nonostante gli impegni con le sue altre band, Münzner riesce comunque anche questa volta a trovare lo spazio per un nuovo lavoro degli Eternity’s End con cui la formazione teutonica ci propone un power metal di stampo classico caratterizzato da virtuosismi di chitarra, riff taglienti e ritornelli immediati, a cui vanno ad aggiungersi tinte dalle sfumature prog.
Non si può fare a meno di notare come, in quest’ultima fatica, i tedeschi compiano una sterzata verso uno stile più diretto ed immediato rispetto ai due predecessori. Un concentrato di tecnica e fast track sulla scia dei più classici stilemi del power metal di matrice europea che però non mancano di strizzare l’occhio in più di qualche occasione a quello americano. La formula si intuisce dall’opening “Dreadnought (The Voyage of the Damned)” che travolge l’ascoltatore con una valanga di riff e assoli sostenuti da cataclismatiche sfuriate di batteria che vanno a formare un micidiale mix fra i Dragonforce e i Riot del periodo Thundersteel. Un biglietto da visita che lascia poche incertezze sulle intenzioni della band, e semmai qualche dubbio dovesse ancore persistere ci pensa la successiva “Bane of the Black Sword” a spazzarli via definitivamente con l’irruenza di un uragano grazie a ritmiche fulminanti arricchite con assoli alla velocità della luce. I tempi rallentano, ma non di tanto (o sarebbe meglio dire la velocità è un po’ meno sparata dei due brani d’apertura) con “Hounds of Tindalos” per poi rilanciarsi in un speed/power con la successiva “Call of the Valkyries“, un altro diamante grezzo ai limiti del thrash metal dove trova spazio un assolo di Rhapsodyana memoria.
Pare evidente che con questo Embers Of War gli Eternity’s End puntino ad avere l’impatto di un treno a cui si sono rotti i freni, sfoderando un arsenale di canzoni solide come il granito. Le ritmiche sono serratissime, e pur trovandosi al cospetto di un prodotto sostanzialmente improntato più sul power classico, non si può fare a meno di notare una certa robustezza strutturale nei brani vicina ad un certo metal estremo, debitrice molto probabilmente all’esperienza in campo death maturata da Münzner, Klausenitzer e Grossmann nel progetto Alkaloid. Una colata di piombo fuso in mezzo al quale ben si destreggia il vocalist Sanson che con buona maestria tesse vocalizzi grintosi e accattivanti.

Un solo alla Malmsteen ed un riff monolitico aprono “Arcturus Prime” altra canzone di spessore con un ritornello che rimanda agli Iron Savior di Piet Sielck. Anche in quest’episodio non mancano le acrobazie chitarristiche della coppia Münzner-Hombach a macinare assoli in mezzo ai quali trova questa volta spazio anche uno del bassista Linus Klausenitzer.

Una menzione va fatta poi per “Shaded Heart“, dove si punta su un brano più tendente al mid tempo: una scelta indovinata che senza nulla togliere alle altre composizioni di questo Embers Of War, rompe un po’ la linearità dei brani sparati a 200 di metronomo. Una canzone questa dai sapori riconducibili ai Jag Panzer ed alcuni passaggi tendenti al prog.
Nerbate di batteria aprono la strada a “Deathrider” dove si torna su territori di matrice speed/power con riff killer, assoli incrociati ed una sapiente prova vocale di Iuri Sanson.

Conclude la title track “Embers of War“, una suite di nove minuti che inizia con atmosfere tenebrose e riff di matrice thrash per poi esplodere in una composizione granitica dove speed e power si fondono in una buona alchimia che fa affiorare alla mente alcuni paragoni con i Blind Guardian, sia in certe melodie vocali che nelle soluzioni strumentali. Non mancano poi gli assoli in stile shredding di Münzner e del suo “vice” Justin Hombached.

Un album che punta sull’impatto sonoro e sulla velocità e non lascia neanche il tempo per tirare il fiato. Una specie di corsa sfrenata che fa comunque centro, grazie  ad un’ispirata vena compositiva aggiunta ad una produzione ruvida e spigolosa elaborata però nella giusta maniera in modo da conferire al lavoro un buon tiro, contrariamente a certe uscite in ambito power dove si tende a puntare su suoni eccessivamente puliti ma che troppo spesso tendono a perdere grinta ed efficacia.

Magari alla lunga a qualcuno potrà sembrare un disco un po’ monotono, ma questo non pare importare molto agli Eternity’s End. Come non importerà a Münzner di rischiare di venir bollato come shredder.

Gli Eternity’s s End tirano dritto per la propria strada, e a giudicare da quanto ascoltato in questo Embers of War, sembra proprio essere quella giusta.

 

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