Recensione: Embrace the Storm
Tra gli artefici del successo dell’acclamato The Human Equation, ultimo capolavoro nato dal genio incontenibile di sua maestà Arjen Lucassen, ignorare la giovane rivelazione Marcela Bovio sarebbe peccato tutt’altro che veniale. La brava singer messicana, già forte di due album all’attivo con i connazionali Elfonia, deve aver lasciato un segno profondo nella sensibilità artistica di Arjen, al punto che il vulcanico tastierista si è in breve deciso a valorizzarne il talento con un progetto creato su misura per lei. Nascono così gli Stream of Passion, band che può dirsi costruita e cresciuta proprio attorno alla figura di Marcela. Questa scelta, nel bene e nel male, andrà ad influenzare in modo decisivo e profondo l’intero full-length.
Strutture decisamente semplificate rispetto agli standard di casa Ayreon, totale rinuncia alle tastiere tanto care al musicista danese, influenze che si distendono verso soluzioni gotiche e ambientali, un approccio marcatamente moderno che pure non rifiuta l’ausilio di folk, jazz e classica per ispessire il proprio background sono le caratteristiche principali del sound di Embrace the Storm. Una sintesi stilistica amalgamata con grande abilità (e non poteva essere altrimenti per una creatura nata sotto l’ala protettrice di Arjen) atta a preparare il terreno più adatto per far sbocciare il talento naturale di Marcela.
La giovane cantante conferma le buone impressioni suscitate un anno prima, interpreta con mestiere e passione tutti e dodici i brani, sfoggiando il meglio del proprio repertorio su Haunted e Nostalgia, tracce nelle quali è chiamata a recitare in lingua madre. Se un appunto può esserle mosso, è quello forse di non osare più del dovuto, accontentandosi (ma è già un bell’accontentarsi!) di una prova accademicamente esemplare ed estranea alla minima sbavatura ma che rinuncia troppo presto a sorprendere, a colpire l’ascoltatore con qualche acuto inatteso. Una scelta pagata in termini di prevedibilità, anche a causa di una monodirezionalità stilistica che alla lunga tende a stancare l’ascoltatore, cosicché qualcuno potrebbe trovare difficile attraversare questo fiume di passioni in un unico viaggio.
L’inizio è intrigante: subito la delicatezza di Spellbound avvolge l’ascoltatore nelle sue spire ammaliatrici e lo trascina nel cuore del mondo etereo di Embrace the Storm. Note di pianoforte e un drumming dinamico dischiudono senza fretta il sipario e danno luce ai riflettori, pronti a piantarsi – per non abbandonarla più – sulla voce eterea di Marcela. L’accompagnamento è affidato per l’occasione a un docile sussurro di violoncelli, oltre che alle corde di un violino che la cantante in persona va a carezzare col medesimo incantevole trasporto che ne allieta la voce. La musica si scalda con Passion, una delle tracce più significative del lotto, costruita sull’alternarsi tra vigorose ondate ritmiche e riposanti oasi melodiche. Una sola la pecca, da individuare nel suono a tratti ovattato della batteria; un caso purtroppo non isolato, che immola la spontaneità del sound sull’altare di una modernità probabilmente non necessaria.
La successiva Deceiver spezza il ritmo col suo incedere affabile e votato all’easy-listening. Gioiscono i fan dei Lacuna Coil, un po’ meno gli altri. Si osserva nel refrain un timido tentativo di Marcela di uscire dai suoi consueti schemi melodici, ma un songwriting fin troppo catchy e prevedibile non rende l’occasione propizia all’esperimento; peccato, perché non ce ne sarà una seconda.
Difatti, di canzone in canzone, l’album si distende come in un riposante viaggio onirico, fatto di atmosfere prima che di riff, estraneo a cali vistosi ma anche avaro di effetti speciali. Qualche scossa arriva dalla spiritata Haunted, già segnalata in precedenza per le piacevoli sezioni cantate in spagnolo, ispirata anche dal punto di vista ritmico, ma la sveglia più energica viene dalla title track Embrace the Storm, relegata a un’anonima ottava posizione. Qui Arjen sfodera senza indugi uno dei suoi riff migliori, di quelli che lo hanno consacrato tra i primi cavalieri del prog metal odierno, per affondarlo nel soffice manto di seta intessuto dalla voce di Marcela e dal garbato mormorio del piano. Reminescenze Ayreon anche nella conclusiva Calliopea, episodio a conti fatti felice che oppone a una partenza prudente, in cui non convincono del tutto le ritmiche alternative del basso, un break insolitamente vigoroso ed energico nel quale emergono proprio le chitarre di Arjen, prima che un finale in brusco calando saluti l’ultima nota con un flebile sussurro.
Che Marcela Bovio abbia una voce affascinante, non è dubbio, come non sono in discussione le doti di compositore di Arjen Lucassen. Embrace the Storm è veramente un debut delicato e riposante, costruito a regola d’arte per esaltare una giovane realtà meritevole di attenzione. “Costruito”, forse sta qui il problema: l’esperienza di Arjen e il talento di Marcela sono garanzie ampiamente sufficienti ad assicurare la qualità dei brani, ma manca forse quella scintilla di genio, quella spontaneità emotiva che in molte altre occasioni passate un artista come il danese aveva saputo infondere nelle sue creazioni, ora annoverate nel firmamento delle opere immortali. Certo è che un compositore del calibro di Lucassen, rinunciando in modo pressoché totale al proprio trademark personale e mettendosi a disposizione di un talento vocale più adatto a sonorità ben lontane dagli standard Ayreon, ha dato conferma di grande umiltà ed eclettismo, doti che certamente nessuno gli ha mai voluto negare.
Dunque, beninteso che il pubblico non avvezzo al gotico rilassato avrà qualche possibilità in più di cadere tra le braccia di Morfeo prima dello scoccare dell’ultimo minuto, gli amanti della musica d’atmosfera potranno star certi di trovare su queste rive la requie che cercavano: un’isola felice nei pressi della quale potranno gettare la loro ancora e ormeggiare a lungo. Ma non in eterno.
Recensione a cura di Riccardo Angelini e Gaetano “Knightrider” Loffredo.
Tracklist:
1. Spellbound (03:34)
2. Passion (05:20)
3. Deceiver (05:09)
4. I’ll Keep on Dreaming (03:45)
5. Haunted (04:31)
6. Wherever You Are (04:31)
7. Open Your Eyes (05:14)
8. Embrace the Storm (04:12)
9. Breathing Again (03:38)
10. Out in the Real World (04:32)
11. Nostalgia (03:08)
12. Calliopeia (05:39)