Recensione: Embracing Oblivion

Di Marco Donè - 10 Ottobre 2014 - 8:26
Embracing Oblivion
Band: Chronosphere
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2014
Nazione:
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70

Il sud Europa, in particolare con Italia e Grecia, si sta rivelando una fucina inesauribile sfornando nuove ed interessanti band. Proprio dalla terra ellenica arrivano i Chronosphere, giovanissimo quartetto dedito ad un thrash metal “with no compromise”. Per il Loro nuovo “Embracing Oblivion” il caso vuole che, tra Italia e Gracia, vi sia unione d’intenti. L’album esce infatti per l’attivissima Punishment 18 Records, label piemontese dall’occhio lungo, pronta a valorizzare le band emergenti, come dimostra il caso degli italianissimi thrasher Ultra­-Violence, di recente passati tra le file della prestigiosa Candlelight Records.
Per i Chronosphere, “Embracing Oblivion”, è il secondo full length ed è un netto passo avanti rispetto al precedente “Envirusment”. Le coordinate stilistiche della band greca fanno riferimento al thrash americano anni ottanta della famigerata Bay Area, a cui si aggiungono, in alcuni frangenti, elementi thrash/death che aumentano l’aggressività delle composizioni rendendole più varie e di conseguenza più coinvolgenti. Il quartetto di Atene mette in mostra un ottima tecnica, infatti, nonostante la giovanissima età, i quattro sanno dare del “tu” al proprio strumento. Spicca in particolare l’ottima solistica di Panos Tsampras alla chitarra e l’incredibile lavoro al basso di Kostas Spades. Le canzoni sono ben strutturate e mettono in mostra una netta crescita compositiva da parte della band. “Embracing Oblivion” si apre con un trittico particolare, “Killing My Sins “, “One Hand Red Per Saint” e “Forced Fed Truth”, tre canzoni che sanno di suite suddivisa in tre parti. Le influenze dei primi Metallica e Anthrax si fanno facilmente riconoscere e Spyros Lafias, con il suo cantato, sembra un novello Hetfield. Fanno capolino ottimi mid tempo, creati appositamente per mettere in serio pericolo l’integrità della colonna vertebrale, e parti in blast. Tre tracce che mettono immediatamente in mostra un riffing tagliente ed un ottima dinamica.
Proseguendo l’ascolto di “Embracing Oblivion” è impossibile non citare “Brutal Decay”, uno degli highlight del disco e traccia per cui è stato realizzato un videoclip, rendendola di conseguenza il biglietto da visita dell’album. Scelta migliore non poteva esserci. Altro pezzo da novanta è sicuramente “Herald The Uprising”, canzone che vede ospite alla chitarra Josh Christian dei leggendari Toxik. La traccia presenta un songwriting più articolato, quasi fosse stata scritta per far trovare a proprio agio Christian che impressiona per un assolo caratterizzato da una pulizia esecutiva invidiabile. Nel ritornello, inoltre, fanno comparsa linee vocali chiaramente ispirate a Chuck Billy. Da segnalare anche la successiva e più thrash/death “City Of The Living Death” e l’aggressiva “Beyond Nemesis” in cui compaiono influenze Testament periodo “The Gathering” e si sviluppa in un continuo cambio di atmosfere, a tratti più dirette ed aggressive, a tratti più ragionate e tecniche. Il disco si chiude con l’ottima strumentale “The Redemption” che punta maggiormente alla melodia ed evidenzia, una volta in più, l’ottima tecnica del quartetto.
Un disco molto interessante questo “Embracing Oblivion”, capace di soddisfare i palati thrash oriented e non solo. La produzione, con registrazione e mix agli Esoteron Studios d’Atene ed il mastering ai Fredman Studios in Svezia, suona volutamente old school. La pecca sta però nella batteria che poteva esser curata meglio. In particolare nelle parti più veloci e “bastarde” tende a sovrastare un po’ gli altri strumenti. Resta il fatto che, con questo platter, i Chronosphere si rivelano una band da tener sott’occhio in previsione futura. Se riusciranno a smussare e ridurre al minimo le parti in cui le influenze risultano ben riconoscibili ­ cosa quasi inevitabile in questa fase della Loro carriera data la giovanissima età ­ ci troveremo ad aver a che fare con una band che potrà sicuramente dire la sua, le capacità e le possibilità ci sono tutte.

Marco Doné

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