Recensione: Embryonics
Giunti ormai da qualche anno sotto l’ala protettrice della Relapse Records,
è arrivato giustamente il momento per gli australiani Alchemist di dare
il meritato risalto alla prima (e preponderante) parte della carriera dei
nostri, precisamente quella relativa al periodo pre-Relapse (dal 1990 al
1998 per l’esattezza), con una raccolta davvero ricca di contenuti, per un
totale di oltre due ore e mezza di musica.
Un ampio spaccato del pianeta Alchemist in cui si può ammirare tutta
l’evoluzione e la maestria della formazione di Canberra nel creare partiture
complesse e affascinanti, spaziando con disinvoltura attraverso correnti
musicali differenti, miscelando death tecnico (la base estrema di tutto il sound
degli Alchemist), venature progressive, psichedelia, divagazioni “pinkfloydiane”,
melodie orientaleggianti e tanto altro ancora. Insomma un genere tutt’altro che
classificabile, a cui forse l’attribuzione di “avantgarde” potrebbe rientrare a
pieno diritto.
In Embryonics vengono proposti alcuni dei brani più efficaci
della discografia degli Alchemist, oltre a rarità estratte dai primi demo
della band, materiale inedito, cover e registrazioni live, di cui spicca
la conclusiva, bellissima, Chinese Whispers, probabilmente il brano
capolavoro che racchiude meglio il credo musicale degli australiani, non a caso
posta nella versione in studio anche all’inizio dell’opera. Elencare i pezzi
migliori presenti in scaletta sarebbe praticamente un’impresa inutile, in quanto
tutti i brani sono ugualmente interessanti e ricchi di spunti di riflessione,
andando a esplorare universi musicale sempre nuovi, facendo correre la nostra
immaginazione grazie a visioni spaziali e fantastiche, attraverso un’eleganza
compositiva ammirevole e un’efficacia tecnica adeguata alle complesse trame dei
brani. Non possono non essere citate però l’orientaleggiante Yoni Kunda
estratta dall’album Lunasphere, i classici Dancing to Life e
Staying Conscious (entrambe da Spiritech), o la violentissima e
teatrale Soul Return, che nonostante un inizio dei più canonici (urlo e
attacco in blast beat assassino) si rivela nei suoi otto minuti abbondanti una
traccia strabiliante per complessità ed emotività.
Il tutto confezionato in modo esemplare, con un artwork molto curato
(disegnato dal chitarrista Roy Torkington) e un libretto ricco di foto e
note biografiche della band accanto ad ogni brano, utili per conoscere aneddoti
e curiosità direttamente dai diretti interessati. Embryonics è
dunque un’opera ottimamente realizzata, adatta a coloro che vogliono
approcciarsi ad una band di sicuro valore, ma anche a chi voglia solamente
ampliarne la conoscenza, dal momento che, in Embryonics, di
materiale degno di attenzione ce n’è a bizzeffe. Una delle poche raccolte di cui
valga seriamente la pena l’acquisto.
Stefano Risso
Tracklist:
Disc 1
1. Chinese Whispers (sample)
2. Abstraction
3. Unfocused
4. Enhancing Enigma
5. Dancing to Life
6. Brumal
7. Lunation
8. Staying Conscious
9. Shell
10. Garden of Eroticism
11. Jar of Kingdom
12. Paisley Bieurr
13. Yoni Kunda (live)
14. Closed Chapter (live)
Disc 2
1. Eve of the War (Jeff Wayne cover)
2. Beyond Genesis
3. Yoni Kunda (sample)
4. Purple
5. Imagination Flower
6. Spiritechnology
7. Soul Return
8. Road to Ubar
9. Found
10. Clot
11. Worlds Within Worlds
12. My Animated Truth
13. Closed Chapter
14. Chinese Whispers (live)