Recensione: Emergence
Nell’ultimo periodo si stanno sempre più moltiplicando i gruppi che definiscono “cosmic” o “space” o qualunque appellativo che riporti l’universo nella propria proposta artistica, talvolta a ragion veduta, molte altre volte per cavalcare i trend del momento. In questo caso parliamo di un progetto Cosmic Black Metal che in questa definizione si ritrova forse anche troppo, ma procediamo per ordine. Vrazorth è una one man band di un artista che si identifica con il simbolo “≠”, diverso, che adduce al black metal atmosferico classico massicce dosi di musica elettronica. Il suo esordio “Emergence” è disponibile dal 2024 e distribuito in via indipendente.
Il disco si apre con un brano coraggioso, in quanto caratterizzato da una durata di 9 minuti: tanto, sia per un brano che dovrebbe proiettare l’ascoltatore verso la fruizione completa del disco, che a maggior ragione per una traccia black metal; ma nonostante tutto la nostra title track si lascia ascoltare e porta non pochi riferimenti ai leggendari Limbonic Art. Qualitativamente parlando il disco si mantiene costantemente su livelli più che buoni, in particolare “Shadows Cast Upon a Stellar Veil”, con i suoi intrecci di synth e chitarra che creano a più riprese mulinelli melodici che restano subito nella mente dell’ascoltatore. L’episodio cardine del disco, però, è rappresentato dalla traccia finale, ovvero “Warping the Chronicle”, un brano che sfonda il muro dei 17 minuti, che ha tutte le sembianze di botta finale tutt’altro che salva – disco. Invece si può dire che questi 17 minuti non siano granché pesanti, ma anzi, rappresentino un ottima colonna sonora per i nostri pensieri: pezzo vario, intenso ed interessante.
L’esordio di Vrazorth è coraggioso, sia all’inizio che alla fine, e in tutti (o quasi) gli episodi nel mezzo. Un esordio di qualità per un progetto che va tenuto d’occhio. Unico elemento che potrebbe scoraggiare frange di pubblico è la (davvero) forte presenza di elettronica, a volte negli attacchi anche leggermente avulsa dal contesto, un po’ poco amalgamata. Se si passa sopra a questa piccola imperfezione e alla predominanza dell’elemento elettronico si proverà un ascolto assolutamente soddisfacente.