Recensione: Emergence

Di Manuele Marconi - 14 Dicembre 2024 - 0:54
Emergence
Band: Vrazorth
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2024
Nazione:
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75

Nell’ultimo periodo si stanno sempre più moltiplicando i gruppi che definiscono “cosmic” o “space” o qualunque appellativo che riporti l’universo nella propria proposta artistica, talvolta a ragion veduta, molte altre volte per cavalcare i trend del momento. In questo caso parliamo di un progetto Cosmic Black Metal che in questa definizione si ritrova forse anche troppo, ma procediamo per ordine. Vrazorth è una one man band di un artista che si identifica con il simbolo “”, diverso, che adduce al black metal atmosferico classico massicce dosi di musica elettronica. Il suo esordio “Emergence” è disponibile dal 2024 e distribuito in via indipendente.

Il disco si apre con un brano coraggioso, in quanto caratterizzato da una durata di 9 minuti: tanto, sia per un brano che dovrebbe proiettare l’ascoltatore verso la fruizione completa del disco, che a maggior ragione per una traccia black metal; ma nonostante tutto la nostra title track si lascia ascoltare e porta non pochi riferimenti ai leggendari Limbonic Art. Qualitativamente parlando il disco si mantiene costantemente su livelli più che buoni, in particolare “Shadows Cast Upon a Stellar Veil”, con i suoi intrecci di synth e chitarra che creano a più riprese mulinelli melodici che restano subito nella mente dell’ascoltatore. L’episodio cardine del disco, però, è rappresentato dalla traccia finale, ovvero “Warping the Chronicle”, un brano che sfonda il muro dei 17 minuti, che ha tutte le sembianze di botta finale tutt’altro che salva – disco. Invece si può dire che questi 17 minuti non siano granché pesanti, ma anzi, rappresentino un ottima colonna sonora per i nostri pensieri: pezzo vario, intenso ed interessante.

L’esordio di Vrazorth è coraggioso, sia all’inizio che alla fine, e in tutti (o quasi) gli episodi nel mezzo. Un esordio di qualità per un progetto che va tenuto d’occhio. Unico elemento che potrebbe scoraggiare frange di pubblico è la (davvero) forte presenza di elettronica, a volte negli attacchi anche leggermente avulsa dal contesto, un po’ poco amalgamata. Se si passa sopra a questa piccola imperfezione e alla predominanza dell’elemento elettronico si proverà un ascolto assolutamente soddisfacente.

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