Recensione: Emotional Coma
Un silenzio durato sei lunghi anni non ha impedito ai Lion’s Share di ritornare prepotentemente sul mercato con gli stimoli necessari, forze fresche e rinnovato entusiasmo. Il capobanda, Lars Chriss (intervista), si concentra sulla qualità della musica offerta e si lascia alle spalle, dal punto di vista quantitativo, un periodo di magra: decisione matura e per questo condivisibile.
La storia dei Lion’s Share ha inizio dodici anni fa, nel millenovecentonovantacinque, qualche tempo prima a dire il vero, ma l’anno coincide con il rilascio del debutto omonimo, seguito dalla firma del contratto con la Century Media, disco ristampato due anni dopo nell’operazione che prevedeva la pubblicazione del successore “Two”. L’esplosione commerciale dei “leoni” fu confermata nelle apparizioni dal vivo: diversi, infatti, i concerti di supporto a Saxon, Iced Earth, U.D.O e Nevermore e incoraggianti partecipazioni in un paio di edizioni del famoso festival scandinavo Sweden Rock.
Il salto di qualità è sopraggiunto con il terzo “Fall From Grace” (1999), seguito due anni dopo da “Entrance”, edito per Massacre Records. Da qui il lungo silenzio che li ha condotti fino al nuovo Emotional Coma, rafforzato dalle firme degli ospiti di lusso Bruce Kulick (KISS), Glen driver (Megadeth) e Mats Levén ( Yngwie Malmsteen, Therion). Successo annunciato?
Non direi, ma acquisto sicuro e consigliato, anche a scatola chiusa. Heavy Metal coi controfiocchi.
La cura nei dettagli con la quale è stato preparato, confezionato e impacchettato questo Emotional Coma chiarifica fin da subito il concetto di “lavoro professionale”, maniacale è la ricerca dei suoni giusti, più che mai affilati e taglienti, accattivanti, che fanno il paio con la voce pungente dell’esperto in materia: Patrik Johansson (Astral Doors, Wuthering Heights).
La musica proposta non riserva ghiotte sorprese rispetto all’autorevole passato ma, è dotata del fascino e del groove sufficiente per centrare il bersaglio stabilito a priori.
Dinamici e combattivi sin dall’apertura firmata Cult Of Denial, e con la seconda The Arsonist, i Lion’s Share si divertono a movimentare il repertorio con precisi attacchi di chitarra elettrica, preziosa nella fase solista, fondamentale in quella ritmica. Lars Chriss, nel nostro caso, non tradisce le (lunghe) attese e, anche se l’impostazione base ha come epicentro il suo strumento, basso, batteria e soprattutto voce non restano emarginati da un sound registrato in modo impeccabile. Glen Drover (Megadeth) fa il suo ingresso nella title track, Emotional Coma: l’assolo è di quelli tosti, il pezzo irresistibile.
Clones Of Fate innesta la quinta ma sono i tempi medi a fare la differenza, The Edge Of The Razor è energia allo stato puro, nella quale Bruce Kulick, e qui parlo del momento clou del disco, regala continue fiammate con la sua chitarra elettrica.
Riffoni violenti su Toxication Rave e su Trafficking (e come avrete intuito, a Johansson piacciono i titoloni ad effetto), in pieno stile Judas Priest, ammiccante il groove e lo stile ficcante di Bloodstained Soil (Chriss ci sa fare, è evidente), un po’ prevedibili nelle strutture e nei ritornelli Soultaker e la penultima Hatred’s My Fuel, prima di chiudere con la bella cover di Sorcerers degli Angel Witch. Ce n’è per tutti i gusti.
Va riconosciuto ai Lion’s Share il lodevole sforzo a livello di “gestione” del songwriting e alla AFM Records di averli messi nelle condizioni utili per svolgere al meglio il lavoro che li ha condotti a questo Emotional Coma. Il disco, in sintesi, è un piacevole azzardo metallico, un nuovo esordio discografico dopo la buia parentesi che alimenta ulteriori speranze in un settore in costante ripresa. E la band di Lars Chriss non ha deluso. Avanti col prossimo disco.
Gaetano Loffredo
Tracklist:
01.Cult Of Denial
02.The Arsonist (mp3)
03.Emotional Coma
04.Clones Of Fate
05.The Edge Of The Razor (mp3)
06.Toxication rave
07.Trafficking
08.Bloodstained Soil
09.Soultaker
10.Hatred’s My Fuel
11.Sorcerers