Recensione: Empire Of Light

Di Daniele D'Adamo - 19 Settembre 2012 - 0:00
Empire Of Light
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Anno: 2012
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90

«Onde. Ascoltarne lo stordente fragore, osservarne il turbinoso spumeggiare, inalarne la frizzante salsedine… in eterno».

A due anni esatti dall’uscita dello stupendo “Blessed & Cursed”, i Devil Sold His Soul regalano agli amanti della musica del cuore un altro capitolo della loro storia: “Empire Of Light”, terzo full-length di una carriera iniziata nemmeno dieci anni fa, nel 2004. Un capitolo che allunga anzi completa quelli precedenti grazie, anche, alla stabilità di una line-up che ha mantenuto intatto il suo cuore pulsante; cui ne fanno parte Ed Gibbs (voce), Jonny Renshaw (chitarra), Richard Chapple (chitarra) e Paul Kitney (campionamenti). Più facile, allora, riprendere il filo del discorso là dove si era lasciato. In mezzo all’oceano. Fra i freddi marosi che orlano un inquieto orizzonte dai minacciosi toni plumbei.

Perché così è, la musica dei Devil Sold His Soul: tremendamente evocativa, capace – come poche – di scuotere come un tornado la cheta pace dell’animo umano. È musica spigolosa, aspra, dura ma, al contempo, straordinariamente melodica sì da raggiungere vette di raro lirismo in occasione dei tanti cori che sostengono i memorabili ritornelli delle song. Rispetto a “Blessed & Cursed” pare che Gibbs e i suoi compagni abbiano deciso di concentrarsi di più sull’introspezione e sull’emotività, limando leggermente gli spigoli di una proposta comunque possente e rabbiosa. Se già la profondità dei sentimenti che si poteva percepire era notevole, inoltre, ora si può definire abissale talmente distanti sono le corde dell’essenzialità che la band londinese riesce a toccare.       
 
Le harsh vocals di Gibbs, peraltro bravissimo anche quando canta in clean, sono davvero scabre, ruvide, perfette per rappresentare la sofferenza dell’uomo moderno, la cui libertà è intrappolata nel cemento delle città quando, invece, vorrebbe volare come un gabbiano sul mare. Le due chitarre, poi, elaborano riff giganteschi, lenti, quasi cianotici, che s’intersecano come tentacoli in stupende quanto accorate parti soliste, vere canzoni nelle canzoni, per un effetto malinconico dalla rara intensità. Un effetto che trae nutrimento, pure, dalle calde e rombanti linee di basso di Jozef Norocky, che armonizzano mirabilmente, addolcendole un po’, le lunghe traversate atlantiche del vascello inglese; il cui tempo di remata è scandito a bassi regimi dal drumming avvolgente e languido di Leks Wood. Kitney. Anche se il suo ruolo può sembrare secondario, così non è: egli è il pilastro segreto del sound dei Devil Sold His Soul. L’arma in più che rende unico questo sound, avvolgendolo con una vela impedendogli di disperdersi al vento, gonfiandolo e sgonfiandolo dandogli una coralità e un respiro sì da figurarlo riconoscibile al primo istante e, soprattutto, inimitabile.        

Con delle simili premesse non ci si può aspettare che un insieme di brani dall’altissimo livello qualitativo. E così è. Sebbene il disco duri un’ora non c’è nemmeno un buco, un passaggio a vuoto, una nota stonata. Terminato ogni ascolto, la voglia di ricominciare daccapo non trova ostacoli e assale ogni molecola del corpo. Anzi, prende campo la nostalgia e diventa quasi un obbligo ripartire da dove si era iniziato. Di noia, nemmeno a parlarne. Del resto, la consistenza dei Devil Sold His Soul è pari a quella dei più grandi ensemble in ambito rock, poiché ogni minuto di “Empire Of Light” è legato in modo indissolubile a quello precedente e a quello seguente, per una catena di sensazioni da perenne brivido sulla pelle che identifica inequivocabilmente l’incredibile carattere di una delle più talentuose realtà mai partorite dalle terre britanniche. Discutere se si tratti di sludge oppure di metalcore è del tutto fuori luogo, in questo caso: i Devil Sold His Soul hanno classe e talento compositivo così elevati che fanno storia a sé. Forse “Empire Of Light” identifica la più giusta fusione fra i generi anzidetti ma, per non far torto ai Nostri riguardo a sterili tentativi di catalogazione, bisogna lasciare andare la mente in direzione della Croce del Nord. Per un mirabolante viaggio fra i flutti di un oceano sfumato di grigio, di verde e di blu. Dall’irresistibile groove dell’opener “No Regrets, No Remorse” – il cui refrain è stupefacente per melodiosità – , passando per i cori stravolgenti di “Sorrow Plagues”, sino alla meravigliosa suite finale “End Of Days”, è tutto un susseguirsi di tuffi al cuore, piaceri per la mente, lisergiche allucinazioni, vivide commozioni e violenti turbamenti della psiche.        

Quello che si era già intravisto in passato si osserva ora nella sua interezza: i Devil Sold His Soul hanno raggiunto l’acme della maturità tecnico/artistica ed “Empire Of Light” lo dimostra con disarmante facilità; la stessa facilità con la quale è istintivo pensare a esso come a uno dei capolavori metal del terzo millennio.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. No Regrets, No Remorse 4:52     
2. A New Legacy 3:39     
3. VIII 3:22     
4. It Rains Down 4:22     
5. The Waves And The Sea 5:51     
6. Sorrow Plagues 4:55     
7. Time And Pressure 5:00     
8. Salvation Lies Within 4:08     
9. Crusade 7:13     
10. The Verge 6:00     
11. End Of Days 9:25     

Durata 59 min.

Formazione:
Ed Gibbs – Voce
Jonny Renshaw – Chitarra
Richard Chapple – Chitarra
Jozef Norocky – Basso
Paul Kitney – Campionamenti
Leks Wood – Batteria
 

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