Recensione: Emprise To Avalon
“Un film di serie B è come una donna con le caviglie grosse: inizia bene e finisce male”.
Non so come mai ma ascoltando questo ultimo lavoro dei tedeschi Suidakra mi continuava a venire in mente questa metafora cinematografica. Infatti molti pezzi di Emprise to Avalon iniziano in maniera strepitosa, con riff ultraepici e trascinanti, che vengono poi abbandonati per ritmiche e riff meno graffianti.
Il tutto porta a un disco sicuramente più che sufficiente, ma che lascia il classico amaro in bocca per le occasioni sprecate.
L’album è un concept sul tema arturiano, anche se il sound mi riporta più spesso alla mente Drakkar e vichinghi, forse per l’abitudine di legare un certo tipo di musica più ad Asgard che ad Avalon. La produzione è pulita e forse fin troppo brillante per un disco che vorrebbe evocare le nebbiose e piovose ambientazioni delle terre di Albione.
Il combo, reduce da vari cambi di line up, esegue i pezzi con buona tecnica, guidato dal tenace ispiratore di sempre Arkadius.
Il sound è il death / black epico che la band ci aveva già fatto conoscere, in qualche modo vicino a gruppi come Thifryng e Mithotyn, con qualcosina degli In Flames e Dark Tranquillity. I pezzi sono quasi tutti tirati, intramezzati dai buoni passaggi atmosferici acustici di sapor rinascimental Blackmooriano.
Venendo ai pezzi e al songwriting, mi chiedo per esempio che fine fa il super epico riff d’apertura della opener “Darkane Times”? Conosco più di un gruppo che avrebbe sfornato una canzone intera incentrata su una melodia del genere ripetuta all’infinito.
Il terzo pezzo, “The Highking”, in partenza sembra proprio un’opera dei Mithotyn di “King Of The Distant Forest” e non a caso è il mio preferito. Usando la famosa tecnica del riff tormentone sarebbe potuto essere memorabile, invece come nei romanzi scritti male, la melodia trascinante appare nei primi due capitoli e poi non si sente più.
Buona anche “Song Of The Graves” con il solito emblematico e gradevole riff iniziale (di tastiera stavolta) che scompare all’istante, e come in altri casi non ritorna più a deliziarci.
L’ottima “Still The Pipes Are Calling” chiude l’album, e Arkadius esprime il meglio di se con una cantata alla Quorthonn e sfornando intorno al secondo minuto 60 secondi di puro concentrato di melodia epica. Ancora una volta devo ammettere che certi gruppi da questi 60 secondi ci avrebbero tirato fuori almeno due canzoni, quindi onore al merito, i Suidakra con qualche accorgimento potrebbero escogitare un ottimo sesto album.
Per quanto riguarda questa quinta produzione, potrebbe comunque piacere parecchio agli appassionati del genere ed è degna di nota per i vari spunti mirabili, quindi riconfermo qualcosa in più della piena sufficienza.
1. Darkane Times
2. Dinas Emrys
3. Pendragon’s Fall
4. The Highking
5. The Spoils Of Annwn
6. The Quest
7. And The Giants Dance…
8. Song Of The Graves
9. Still The Pipes Are Calling
Roberto “Keledan” Buonanno