Recensione: Empty World
Se iniziassi questa recensione scrivendo (come in effetti farò) che “gli Svarti Loghin sono un gruppo svedese dedito ad un black
metal ipnotico, malinconico ed atmosferico, connotato da elementi dark”, mi chiedo in quanti correrebbero subito col pensiero al
cosiddetto depressive black e al nome Shining. Invece questa giovane band scandinava, a dispetto di quanto la provenienza geografica
e le generali coordinate stilistiche potrebbero indurre a pensare, rappresenta una realtà molto personale e a sé stante, che poco ha
a che spartire con la sopracitata corrente musicale.
Ciò che infatti si percepisce fin dai primi ascolti dell’album di esordio “Empty World” è proprio il particolarissimo e originale
approccio con cui il terzetto composto da S.L. (voce, chitarra), Raymond N. (basso) e Emil (batteria) si
cimenta con un genere ormai a dir poco saturo. Come già accennato, stiamo parlando di un black metal (ma è una definizione, questa,
che risulta veramente molto stretta) completamente impostato su tempi medio/lenti, dove a farla da padrona è un’atmosfera
malinconica e a tratti sognante. Cinque tracce (più una outro strumentale) mediamente molto lunghe, ipnotiche e ossessivamente
ripetitive, costruite sulla pressochè costante sovrapposizione di riff scarni, distorti ed essenziali ad arpeggi di chitarra dal
mood darkeggiante e introspettivo, caratterizzati dal frequente ricorso a soluzioni volutamente dissonanti. Il tutto condito da un
cantato in scream straziato e angosciante come di norma.
Quello che tuttavia distingue gli Svarti Loghin dalla miriade di altri gruppi che ripropongono, in una combinazione o nell’altra,
questi stessi elementi è, oltre alla presenza di sonorità di matrice in senso lato sessantiana, la tendenza ad alternare i consueti
momenti di fredda tristezza a passaggi che evocano suggestioni nostalgiche ed emozionali -mi verrebbe quasi da dire “solari”-,
affidate soprattutto alle onnipresenti parti arpeggiate, in cui spesso si palesano influenze riconducibili, in ultima istanza, a
certa psichedelia. Una musica, quella degli Svarti Loghin, indubbiamente malinconica, ma che non indulge a quei toni di rassegnata
disperazione tanto cari a certo black atmosferico, dimostrandosi al contrario non priva di “calore” e di una sorta di -relativa-
positività; una musica a cui, nonostante le varie affinità stilistiche, mal si attaglia la definizione di “depressive”.
IL punto di forza principale di questo full length è proprio quello di distaccarsi (a partire dalla stessa copertina) da molti
degli stereotipi del genere, riuscendo a coniugare influenze eterogenee, dal cosiddetto “post-black” passando per Xasthur e i vecchi
Forgotten Woods, per arrivare al dark e persino al rock sessantiano. “Empty World” è un opera di non facile assimilazione nella
misura in cui certi accostamenti potrebbero spiazzare l’ascoltatore, ma d’altra parte è proprio il tipo di prodotto che ci si può
aspettare da un’etichetta attenta a supportare gruppi giovani e fertili di idee qual’è la nostrana ATMF.
Relativamente invece ai “punti deboli”, va detto che in questo “Empty World” si possono ancora riscontrare diversi aspetti
suscettibili di essere migliorati, il che è del resto assolutamente normale, trattandosi di un disco d’esordio. La prima nota
critica riguarda il cantato, uno screaming francamente piuttosto anonimo, che risulta sulla lunga distanza monocorde e non
particolarmente espressivo. Non escludo possa trattarsi di una scelta voluta, a far da pendant alla notevole espressività delle
parti di chitarra, ma ad ogni modo non mi ha convinto. Qualche perplessità anche per quanto riguarda la produzione: eccessivamente
scarna, lascia a volte la sensazione che i suoni manchino di profondità. Soprattutto, per quanto sia encomiabile il livello di
maturità già raggiunto nel songwriting, si nota una certa tendenza (seppur nel contesto di uno stile che implica di per sé brani
lunghi e ripetitivi) ad insistere più del necessario nella reiterazione di soluzioni non sempre così brillanti, talvolta con effetto
di disperdere interesse e tensione emotiva.
Più in generale, “Empty World” è un’opera che vive di contrasti a vari livelli: il contrasto tra sensazioni di “calore” e di
“freddezza”, la contrapposizione tra melodia e dissonanza, la convivenza di influenze riconducibili a generi temporalmente e
concettualmente distanti. L’impressione però è che proprio questa “conflittuale convivenza”, che costituisce uno dei motivi di
maggiore interesse nell’opera degli Svarti Loghin, non sempre si realizzi compiutamente nel perfetto equilibrio delle sue
componenti. I nostri, insomma, ad avviso di chi scrive devono ancora raggiungere la propria dimensione ideale: la strada per farlo è
certamente già tracciata, ma ancora non è stata pienamente intrapresa.
Resta il fatto che ci troviamo di fronte ad un album di debutto di notevole spessore, la cui valutazione non può che essere
positiva. Un lavoro interessante ed originale da parte di una band che mostra di avere grandi margini di miglioramento e il cui
percorso futuro sarà bene seguire con estrema attenzione.
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Tracklist:
1. Karg Nordisk Vinter 08:24
2. Inner Desolation 07:25
3. Empty World 08:55
4. The Silence Always Returns 06:18
5. Cold Void 09:29
6. Outro 03:04