Recensione: Empusa
Attivi da ben 17 anni, i tedeschi Abyzz hanno raccolto già un gran quantitativo di esperienza, di delusioni ma anche di piccole soddisfazioni capitategli lungo la strada di una carriera così lunga che li ha visti produrre, per lo più in maniera autonoma, ben tre full-lenght e due EP.
Empusa è, dunque, solo l’ultimo di una serie di lavori in cui hanno potuto presentare il loro massiccio death metal teutonico che si ispira, in parte, alle frange più melodiche del movimento scandinavo di fine anni ’90 e, in parte, al thrash metal ben radicato dalle loro parti.
Primo disco dalle tematiche non deliberatamente belliche, Empusa, scuro ed evocativo negli intenti del gruppo, può essere considerato una specie di concept album sull’omonima creatura mitologica, nota nell’antica Grecia perchè ingannava ed irretiva tutti quei viaggiatori che attraversavano i suoi territori, per poi cibarsi allegramente delle loro carni. Commistione di delicate fattezze femminili e mostruosa indole bestiale è, in effetti, una protagonista ideale per un’opera che presenta tali sonorità.
Il terzo disco degli Abyzz, però, mette in luce anche tutti i limiti di questa band. Il loro sound, corroborato da una produzione comunque dignitosa, risulta molto prevedibile e, nonostante qualche spunto divertente, derivante soprattutto da sfuriate thrasheggianti come nella slayeriana The Heritage o come la tambureggiante traccia conclusiva Reborn Again, il loro death decadente non riesce a suscitare più che sporadici picchi di attenzione.
Il riffing semplice ma curato dei due chitarristi Krusty e Sebastian riesce anche a tirar fuori qualcosa che rimanga in mente, in particolare la melodia di quello che si può considerare il brano di punta, Hekate che, con i suoi midtempo ben dosati, costituisce l’esemplificazione massima dello stile degli Abyzz. Volendo considerare anche la lunga nenia Alone, quasi doom in alcuni spunti, si potrebbe parlare di un tentativo di spaziare un tantino fuori dai canoni, ma ciò non basta per alzare il livello complessivo di dieci brani che rischiano spesso di annoiare anche l’ascoltatore più avvezzo ed appassionato a questo genere. Di certo non aiuta il growling monocorde di un Arno sulla cui pronuncia in Inglese fin troppo robotica potrei anche fare qualche obiezione.
In sostanza, Empusa è un album di cui si può apprezzare l’onestà e, magari, anche l’amorevole e limpida cura investita da questi cinque ragazzi tedeschi che hanno realizzato anche un artwork apprezzabile per il CD, ma l’esecuzione, non priva di qualche sbavatura, e lo scarso apporto innovativo del prodotto, ad un genere già saturo da anni, fanno capire perchè il monicker Abyzz non sia mai balzato alle cronache nonostante sia in giro dal 1994.
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
Tracklist
01. Intro – Empusas Lair 01:35
02. Hekate 05:07
03. Creation Divine 04:53
04. Withered Evolution 04:50
05. The Heritage 04:24
06. My Existance 04:55
07. Fear – Emptiness – Despair 04:35
08. Alone 06:52
09. And Now You´re Die 04:05
10. Reborn Again 04:36
Durata totale 45:49
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