Recensione: Encrypted
“Encrypted”, in uscita domani, è il nuovo album dei francesi Nightmare, nati a Grenoble nel 1979 e arrivati oggi – dopo una pausa decennale, svariati cambi di formazione e vari aggiustamenti sonori – al dodicesimo sigillo. Il nuovo cambio al microfono sancisce l’ingresso dell’agguerrita Barbara Mogore, dotata di una voce più burbera di Madie ma che, in sostanza, non sposta più di tanto gli equilibri sonori dei nostri: un belligerante heavy/power screziato di elementi vicini al death melodico. “Encrypted” si mantiene insomma sulla rotta tracciata nel recente passato del gruppo, esibendo un’aura energetica e arrogante che mescola ritmiche serrate ad ottime armonizzazioni, coronando il tutto con una ricerca melodica azzeccata e puntuale. Le chitarre tessono trame intriganti e corpose, mantenendosi affilate e croccanti a seconda delle necessità e sostenute da una sezione ritmica dinamica ed incombente. A chiudere il cerchio, poi, ci pensa la nuova entrata, che amalgama molto bene la sua ruvidità vocale al resto degli strumenti e punteggia ogni brano a modo suo, passando dalla voce pulita ad aspri ringhi in un battito di ciglia. Dieci tracce per quarantotto minuti di vigorose mazzate: i pezzi hanno tutti un buon tiro e, pur mettendo in luce un’omogeneità di fondo già riscontrata nei lavori passati, cercano comunque di esibire una propria individualità concentrando di volta in volta l’attenzione sulla spinta aggressiva piuttosto che su squarci melodici accattivanti o sul puro e semplice groove. Questo proposito non sempre riesce alla perfezione e compatta “Encrypted” in un unicum che, per quanto affilato e godibile, sulla lunga distanza tende a perdere un po’ di mordente.
Un’intro minacciosa apre le danze: “Nexus Inferis” prende corpo alternando momenti bellicosi e dinamici a subitanei squarci melodici ammantati di una certa enfasi. La pausa che apre la seconda metà del pezzo scivola in un breve momento più languido che, però, serve per prendere la rincorsa e tornare all’enfasi in tempo per il finale. “The Blossom of My Hate” alza i ritmi, affiancando riff serrati e crudi ad improvvise incursioni orchestrali, mentre Barbara mette in mostra una bella duttilità vocale. Anche qui l’intermezzo centrale serve per riprendere il fiato e donare una certa aspettativa al pezzo prima di tornare a picchiare. Riff scanditi aprono “Voices from the Other Side”, brano nervoso e cupo che sviluppa la sua tensione sottotraccia, mantenendo tempi quadrati e punteggiando di lampi melodici il suo incedere marziale. “Saviours of the Damned”, dopo l’accelerazione iniziale, si impone un maggior rigore, screziando melodie asettiche e chitarre minacciose su tempi controllati ma senza dimenticarsi degli sporadici lampi enfatici che piacciono tanto al quintetto, donando al finale una nota trionfale. “Wake the Night” parte scandita, cafona: una marcia tracotante dal profumo rétro che sembra voler ricordare il passato del gruppo, una sorta di vecchia guardia ancora sull’attenti. La title track si colora di una nota incombente, affiancando chitarre cupe a sporadici lampi solari, sostenuti dalla componente orchestrale che dona al tutto un’atmosfera più maestosa prima cedere il passo a chitarre tese. “Incandescent” torna a mescolare le carte, affiancando passaggi tesi, squarci melodici (stavolta un po’ fiacchi) e improvvise bastonate, e sfruttando le incursioni di tastiere per ammantare il pezzo di un taglio cinematografico, mentre “White Lines” gioca con un fare ruffiano fatto di melodie accattivanti, ritmi quadrati e chitarre piene e coatte. Dopo un attacco combattivo, “Borderlines” si sviluppa come un brano diretto e cangiante in cui al solito coesistono enfasi e violenza, e che funge da ottimo climax conclusivo grazie al suo ritmo insistente e ad un bel bilanciamento. Io sarei anche a posto così, ma i Nightmare ci tengono a chiudere l’album con una versione aggiornata di “Eternal Winter”, pezzo comparso nell’album “Insurrection” del 2009, quando al microfono c’era Jo Amore. Il pezzo viene riproposto senza stravolgimenti ma in modo più affilato, con la voce di Barbara che gli dona un fare più à la Doro e il lavoro di tastiere che alleggerisce la pesantezza originaria, puntando su una maggiore ariosità.
“Encrypted” è un bell’album solido, diretto e combattivo, e testimonia uno stato di forma ancora vitale per i Nightmare: i francesi, anche se frenati da una omogeneità sonora che gli impedisce di spiccare il volo sulla lunga distanza, si dimostrano comunque concentrati e capaci di dire la loro nel panorama odierno.