Recensione: Endless

Di Edoardo Turati - 20 Ottobre 2024 - 10:24
Endless
Band: DGM
Etichetta: Frontiers Records
Genere: Power  Progressive 
Anno: 2024
Nazione:
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90

Partiamo dalla fine, tanto il voto lo avete sicuramente già guardato: Endless è un disco clamoroso! Faremo, allora, una recensione “retrograda” per farvi capire come siamo arrivati a quel semplice numero che troppo spesso segna il confine tra gloria e condanna.

I DGM sono una meravigliosa band romana che suona progressive metal dal 1997 e lo fa con un gusto sopraffino e una perizia tecnica assolutamente ammirabile. Tanto è cambiato nella line-up di quei giovani ragazzi ed ogni mutamento ha creato un punto di rottura e un balzo in avanti nella proposta e maturità della band (per la cronaca della primissima band non è rimasto nessuno). Ecco una velocissima timeline significativa:

  • 1997: Wings of Time fa l’ingresso in pianta stabile Fabio Costantino alla batteria e si comincia a martellare di brutto
  • 2001: Dreamland il grande Titta Tani si siede dietro il microfono ed il salto in avanti è decisamente imponente
  • 2003: Hidden Place benvenuto al basso del fenomenale Andrea Arcangeli ed è subito sintonia con Costantino per una sezione ritmica compatta e funzionale
  • 2009: Frame Questa è la svolta epocale e definitiva alla consacrazione, con l’ingresso di Marco Basile alla voce e Simone Mularoni alla chitarra.

Non ce ne vogliano gli altri grandi interpreti ma qui siamo di fronte a delle eccellenze a livello mondiale (no, non è troppo fidatevi). Dal 2009 in poi i DGM hanno ogni volta alzato l’asticella senza mai mollare, senza mai arrendersi e senza mai vendersi al miglior offerente; e lo hanno fatto anche con un’ottima costanza, difatti il precedente (e ottimo) Life è solamente di un anno fa, Mularoni non a caso afferma di averli scritti “insieme”.

Cosa succede oggi, nel 2024, con Endless e perché, dunque, quel voto è così maledettamente alto? Ve lo diciamo subito passando al setaccio ogni pezzo del brano, e alla fine ci sarà solo un vincitore, ma non sono i DGM, no troppo semplice, il vincitore è colui che godrà di questa meravigliosa perla musicale pregiata, preziosa, unica e inaspettata. Piccolissimo appunto, ma di vitale importanza, “Endless” in quasi venti anni di carriera è il primo concept album dei DGM e racconta della storia di un uomo che vive una sorta di “sliding doors” in cui domanda a sé stesso come sarebbe andata la propria vita se avesse fatto scelte diverse, e lo fa ripercorrendo i momenti più importanti e decisivi della sua esistenza in un eterno What If …

Partiamo con “Promises” primo degli otto brani che compongono l’opera. Non vi nascondo che quando è arrivato il demo ed ho iniziato ad ascoltarlo pensavo di aver sbagliato e non aver fatto partire la prima della track list, invece era proprio lei. E quindi subito disorientato un po’ come Gattuso di fronte all’elastico di Ronaldinho, con un opener atipica che parte morbidissima con voce e chitarra acustica, per poi dopo qualche minuto mutare con una vera e propria detonazione prog, a cui si aggiungono tastiere e flauti andersoniani e mi dico “hanno sbagliato, mi hanno mandato un disco dei Transatlantic, o degli Ayreon” allora vado a rivedere la cartellina dei file e c’è scritto proprio DGM. Arrivano brividi che attraversano l’esistenza, dall’occipite sino alla fascia plantare e sono sicuro che oggi sarà davvero una bella giornata!

Via a capofitto sulla seconda traccia ovvero “The Great Unknown”, e qui si torna al power prog melodico (orgoglio Italiano) e sopraffino che conosciamo bene. Si percepisce un violino all’inizio, ma viene poi sopraffatto dall’energia della voce di Mark e da un refrain aperto e solare con le tastiere settantiane che preparano la corsia per un ottimo bridge prima di un gran bell’assolo di Simone.

Ed è senza soluzione di continuità che si approda con facilità a “The Wake”; un tappeto cupo di synth sembra volerci traghettare nell’acheronte, l’atmosfera è greve ed ampollosa ma ci pensa Emanuele Casali mascherato da Keith Emerson a cambiare le sorti del brano facendoci tornare a quel prog mai antiquato che anche in questo brano viene sapientemente miscelato, rinnovato e irrobustito in modo che possa giungere nel nostro labirinto auricolare ricco e armonioso per una soddisfazione davvero suprema.

Ci ritroviamo incredibilmente avidi di musica quando passiamo alla seguente “Solitude” e siamo di fronte ad una semi ballad dove l’armonia e la voce di un entusiasmante Basile ci cullano come le amorevoli braccia della Grande Madre. Il tutto viene sorretto anche in questo caso da tastiere e flauti, con la chitarra che prova ad alzare l’accento fortificando i riff con qualche impennata rocciosa. Vigore e soavità coesistono e si fondono in un gran bel pezzo.

Adesso avremmo bisogno di un po’ di pura energia e i DGM lo sanno eccome e infatti ci piazzano la doppietta con l’esplosiva “From Ashes” e la roboante “Final Call”. La prima delle due rimane ancorata al percorso di Endless inserendo quindi anche ottimi synth e momenti di creazione estemporanea per dare libero sfogo all’estro dei fantastici musicisti. “Final Call” è DGM style puro e inviolato: duro, power veloce e altamente intenso nell’interpretazione di tutti gli attori.

Mularoni & Co. sanno che siamo metallari ma anche dei teneroni dal cuore buono e ci regalano una struggente ballad “Blank Pages”. Il pianoforte è denso e lattiginoso… e che voce stupefacente ha Mark Basile?! Calda, avvolgente, ma anche graffiante e rigorosa e qui dona davvero tutto sé stesso. Noi non possiamo far altro che aprire le braccia ed accogliere questo meraviglioso dono con gli occhi lucidi e grati.

Eravamo avidi intorno al quarto brano e inverosimilmente lo siamo ancora adesso che manca solamente un brano; ed anche se sono 14 minuti equivalenti ad una piccola suite si avverte la sensazione che non ne avremo ancora abbastanza. I DGM chiudono la narrazione con “…of Endless Echoes”; ovviamente qui dentro ci troviamo tutto quello che sono i DGM oggi ovvero potenza, melodia, grinta e poi tastiere e flauti per quel meraviglioso gusto retrò che vanno a comporre un melting pot sonoro che equivale per l’ascoltatore alla pozione magica di Asterix. Impossibile non uscire dopo un tale ascolto fortificati nell’animo e pronti ad affrontare i perfidi legionari del music business a suon di riff, assoli e DGM!

Se siete rimasti sino alla fine allora adesso vi sarà più chiaro del perché i DGM abbiano meritato un voto così alto; è un gruppo incommensurabile che probabilmente ha raccolto molto meno di quello che ha seminato nel suo lungo percorso artistico. Ma chi li conosce e ascolta da sempre, sa che egoisticamente potrebbe andar bene anche così, perché tutta questa eleganza e magnificenza non è per tutti, e noi ce la teniamo stretta e la conserviamo come un diamante prezioso da sfoggiare nelle giornate di sole e di festa.

Grazie.

 

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