Recensione: Endless Procession of Souls
Con i Grave si gode ancora il sapore del caro vecchio swedish death metal. Sembra lo slogan di un buon whiskey d’annata e forse è proprio il paragone più azzeccato per una band che, onestamente e mai troppo fuori le righe, ha sempre portato avanti la stessa lurida bandiera. Endless Procession of Souls è l’ennesima mazzata gelida, proveniente direttamente da Visby, Svezia.
Già dalla breve opener Dystopia si comincia a tremare: un riff sinistro e retrò che fa capire al volo di chi stiamo parlando e poi subito a capofitto nella magnifica cavalcata di Amongst Marble and the Dead, con la batteria di Ronnie Bergerståhl che si lancia in un tupa tupa irresistibile, con pochissimi fronzoli, ed un riff azzeccato e cattivo che cala e si ripete senza pietà sulla voce abrasiva di Ola Lindgren. Siamo già all’highlight assoluto del disco e, per qualcuno, potrebbe non essere una cosa troppo positiva. In realtà la causa è da ricercare nella connotazione monolitica dell’album che, lo diciamo subito, farà godere i fan sfegatati di Dismember, primi Entombed, Death Breath, ma potrebbe venire a noia a quelli che cercano un death più variegato e sperimentale.
L’anthemica Passion of the weak, la quale tra l’altro ha uno dei testi migliori dell’intera tracklist, rivolto duramente contro il cristianesimo, è uno dei rari episodi differenziabili, con il suo groove regolare ed il suo ritornello cadenzato da urlare a squarciagola da sotto il palco. La successiva Winds of Chains, invece, parte doom, accellera violentemente ma poi perde la sua variabilità in un orgia di distorsioni.
Plague of nations ha un inizio sincopato ma riacquista subito regolarità, fino al vero e proprio schizzo di pura follia, con le chitarre di Lagrén e Lindgren a sfidarsi alla velocità della luce in due solo-scheggia che svaniscono con altrettanta velocità nel buio del finale.
Tutta la musica che potrete ascoltare in Endless Procession of Souls, è puro swedish death metal: veloce, tagliente, violento ed oscuramente melodico, nulla più, nulla meno. La prolissa Epos, pseudo titletrack di chiusura, è da considerarsi alla stregua di un compendio articolato e crescente dell’intero stile Grave, tanto lenta e paludosa nella linea generale, quanto marcia e graffiante nei momenti più briosi.
Fanno alzare il voto le gustose bonus track della versione deluxe. Il cd allegato, infatti, contiene tre cover davvero sorprendenti: la spaziale Killing Technology dei Voivod, Efilnikufesin (N.F.L.) degli Anthrax che, in versione death, acquista insospettabile cattiveria ed aggressività ed una Mesmerized, dei padrini Celtic Frost, cantata per l’occasione con le curiose ma azzeccate clean vocals ubriache di un ispirato e sempre più in forma Ola Lindgren (una seconda giovinezza la sua). Complimenti davvero per la selezione!
Pronti per la medicina dei Grave? Si raccomanda l’assunzione in un unico sorso!
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
Tracklist
01. Dystopia 00:35
02. Amongst Marble and the Dead 05:21
03. Disembodied Steps 05:42
04. Flesh Epistle 03:23
05. Passion of the Weak 04:36
06. Winds of Chains 05:37
07. Encountering the Divine 03:55
08. Perimortem 04:39
09. Plague of Nations 03:35
10. Epos 07:45
11. Killing Technology (Voivod cover) 04:51
12. Efilnikufesin (N.F.L.) (Anthrax cover) 05:26
13. Mesmerized (Celtic Frost cover) 06:20
Durata totale 61:45
Line-up
Ola Lindgren – voce, chitarra
Mika Lagrén – chitarra
Tobias Cristiansson – basso
Ronnie Bergerståhl – batteria
Discutine sul forum nel topic relativo ai Grave!