Recensione: Endless World
E’ il 1999 quando Steve Volta, chitarrista d’indubbia qualità ora in forze anche nei Pandaemonium, decide di dare vita ad un progetto musicale tutto suo. In sei anni cambia più volte la formazione (che ora vede, oltre allo stesso Steve, Roby Beccalli alla voce, Federico Ria alla batteria e Mark Zampetti al basso) e cambia più volte anche il moniker (prima Abyss, poi Fireside), quello che non cambia è la voglia di pubblicare un disco e così ad inizio 2006 vede la luce questo Endless World. Ciò che propongono i Perpetual Fire è molto semplice da descrivere: power metal che miscela in ugual misura la tradizione italiana (Labyrinth, Sigma, Highlord, ecc.), fatta di linee vocali molto melodiche e ritornelli facilmente memorizzabili, con la tradizione neoclassica scandinava (c’è bisogno di ricordare il buon vecchio Malmsteen tra gli ispiratori di Steve Volta?), il tutto arricchito da piccole incursioni del cantato scream, tanto per accennare alla passione dei nostri per i Children of Bodom. Com’è facile intuire non è propriamente l’originalità la carta vincente di questo lavoro, tuttavia i motivi per apprezzarlo non mancano. Intanto gli amanti del genere troveranno tutto al posto giusto: sfuriate di doppia cassa, lunghi assolo neoclassici e le tastiere a ricamare contrappunti sinfonici. Poi la voce di Roby, a tratti simile a quella di Folco Orlandini (Mesmerize, Time Machine, Skylark), è sempre ben sfruttata e mai si lascia andare in passaggi forzati, neanche nei momenti in cui si lancia nelle parti scream a cui si accennava in precedenza. Buona anche la varietà della scaletta che intervalla momenti roboanti ad altri più rilassati e ricercati.
La prima parte dell’album vive dunque della dinamicità di brani come Superstitions o Hurricane, ma anche delle ricercate melodie di Maybe o della compattezza ritmica di Leave Me Alone e si chiude con The End of a Dream, brano dai toni chiaroscuri che possiamo considerare la ballad del disco. La seconda parte, dopo la breve introduzione Blind Soldier, si lancia invece a tutta velocità sul tema “metal neoclassico” e così i quattro brani che seguono sono un concentrato di ritornelli anthemici e fulminei assolo di chitarra (come dimostra l’ottima Castel of My Soul), che lasciano in bocca quel buon sapore di power-metal che troppo spesso è accantonato per far posto ad idee “innovative”. La chiusura, seguendo questa nuova ondata di revival anni ’80 (che non può che farmi piacere), è affidata invece ad una riuscita versione iper-vitaminizzata della sempreverde Call Me delle Blondie.
Come si è detto non siamo di fronte ad un disco innovativo, forse neanche imperdibile, ma ogni tanto ci vogliono anche questi prodotti diretti e senza troppi fronzoli, tanto per ricordarci chi siamo, da dove veniamo e soprattutto qual è la musica che ci fa muovere la testa. Promossi senza remore.
Tracklisting:
1. MEDUSA’S SECRET (Intro)
2. SUPERSTITIONS
3. SHADOW CALL (lab)
4. MAYBE
5. LEAVE ME ALONE
6. HURRICANE
7. THE END OF A DREAM
8. BLIND SOLDIER
9. CASTLE OF MY SOUL
10. THE CALM BEFORE THE STORM
11. PRELUDE
12. ENDLESS WORLD
13. CALL ME (Blondie’s cover)
Plus Videoclip of song “MAYBE”