Recensione: Endstilles Reich
Siamo alfine giunti al quinto album in appena sei anni di esistenza degli Endstille, eppure già si può parlare di stile proprietario. Sembra essere passato un istante da Operation Wintersturm, sia dal punto di vista temporale che dal punto di vista strettamente stilistico.
Il brutale combo capitanato da Iblis e Cruor riporta ancora alla mente quel genere di black metal feroce e intransigente che da tempo ha abbandonato la patria Norvegia e si è adagiato su un parallelo inferiore che comprende fondamentalmente Germania, Francia e Stati Uniti e che consegna al mainstream più oscuro di questi tre paesi la fiamma del brutal black metal con il compito di alimentarla e perseguirne gli scopi. A la Xasthur infatti, l’evoluzione musicale è pressoché nulla ed è al tempo stesso tratto seminale per la prosecuzione di questo stile che gode di un folto seguito refrattario a qualsivoglia cambio di stilemi musicale o concettuale.
Ritorna la guerra, ritorna l’anticristianesimo, ritorna il nichilismo spirituale e ritornano tutte le varianti di questi concetti incanalati in anatemi bestiali come “Vorwarts!” e “I am God“.
La voce di Iblis è sempre la stessa, stridula e gracchiante dal primo, lacerante scream di “Among our Glorious Existence“, forse punta massima dell’album, fino al tetro finale di “Endstille (Realität)“.
Ancora un prodotto di prima classe questo Endstilles Reich, contornato da una produzione pulita ma non cristallina, da una batteria ferale, da chitarre tumultuose che non si vergognano di elargire attacchi identici di brano in brano, e da un basso che troppo spesso si trova ad affogare negli attacchi omicidi dei riff serrati e violenti che compongono, con piccole varianti, l’intera tracklist di quest’ultimo lavoro.
Gli Endstille continuano dunque lungo la loro strada senza guardarsi intorno: un album, Endstilles Reich, in contrapposizione al movimento avanguardista scandinavo e ben radicato nel black metal inteso come esternazione di sentimenti di odio e distruzione che non lasciano spazio alla speranza e a quegli immaginari naturali e postromantici di cui è pregno il black nordico.
Chiunque conosca già il quartetto teutonico della distruzione di massa saprà perfettamente a cosa va incontro: black brutal old style senza compromessi. Chi giustifica il black alla Xasthur, alla Abigor e alla Kult ov Azazel non avrà problemi a stridere i denti per i 50 minuti di questo nuovo lavoro degli Endstille. Chi cerca innovazione può guardare altrove, Endstille è un surrogato di black a suo modo perfetto e di maniera che si ama imprescindibilmente o si odia. Il ritorno dei riff e il continuo battere sullo stesso chiodo potrebbe far storcere il naso a più di qualcuno, ma il succo del discorso è sempre lo stesso: se si vuol visitare l’inferno, quello vero, bisogna scendere fino alle sue profondità più nere e sferzanti.
TRACKLIST:
1. Among Our Glorious Existence
2. Endstilles Reich
3. Der Ketzer4
4. Vorwarts!
5. I Am God
6. No Heaven Over Germany
7. The One I Hate
8. Scars
9. Erase
10. Endstille (Realität)