Recensione: Endternity

Di Matteo Bovio - 5 Ottobre 2002 - 0:00
Endternity
Band: Apeiron
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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60

Gli Apeiron mettono subito da parte un punto a loro favore fin dal primo approccio che si ha con il cd, loro demo: una professionalità e una cura della presentazione degna di una band ben oltre l’esordio. L’abito, si sa, non fa il monaco, ma non trovarsi davanti ad un cd-r in una busta di carta può fare piacere… Partendo da questa premessa, la band sforna un demo ancora non convincente del tutto, ma che non lascia dubbi sulla loro voglia di fare bene e sulla loro creatività; vengono meno piuttosto una buona amalgamazione delle idee e quella capacità di creare passaggi convincenti dal punto di vista dell’approccio immediato. Insomma, le canzoni soffrono di una certa macchinosità, quasi fossero studiate passo dopo passo.

Non vi ho ancora detto però che cosa suonano questi ragazzi. Death metal è un’etichetta troppo riduttiva, perchè gli Apeiron accarezzano più che volentieri il lato progressivo della musica, con un’attenzione particolare per delle melodie non certo mielose o pacchiane. Come approccio sono molto vicini ad una certa scuola di origine, tanto per cambiare, svedese; un paragone, a dir la verità un po’ deviante, potrebbe essere quello con gli Edge Of Sanity. Deviante perchè la similitudine non sta tanto nelle sonorità quanto piuttosto nel tipo di ricerca intrapresa. Quindi particolare attenzione per gli arrangiamenti e dedizione verso melodie anomale per il genere.

Non mancano neanche richiami ai vecchi Dark Tranquillity, come nella iniziale “Stone Gazed”. Ma rispetto a questi, gli Apeiron puntano su una ricerca melodica dalle tinte più introspettive, meno potenti e d’impatto. Le idee come potete vedere sono più che buone. La pecca del gruppo sta nel non esser riusciti a dar sempre la giusta concretezza ai propri propositi: ad esempio, non vengono adeguatamente valorizzati i passaggi con più mordente (che certo non mancano). Troppo rare poi sono gli stacchi, i momenti, per così dire, di pausa, al punto che l’ascoltatore rischia di trovarsi letteralmente travolto da una sequela di idee. Nota di plauso per quello che riguarda gli assoli (si prenda come esempio “The Chant”), mai suonati a caso, cosa che sarebbe imperdonabile in questo contesto.

I buoni propositi vanno sempre premiati, ma neanche si può dimenticare il risultato. Gli Apeiron con Endternity compiono una scelta coraggiosa, e sopravvalutare l’effettiva riuscita, se ci pensate, sarebbe come sminuire la portata di tale scelta. Procedere su questa via può essere estremamente difficile, ma può portare anche a risultati eccelsi: questa ovviamente la mia speranza per il loro futuro. Al momento una semplice sufficienza (forse un po’ severa) ma molta stima.
Matteo Bovio

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