Recensione: Enemies of Reality

Di - 19 Agosto 2003 - 0:00
Enemies of Reality
Band: Nevermore
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
90

Il nuovo Nevermore è già sul mercato da qualche settimana quando mi accingo a scrivere questa recensione. Chiedo perdono per il tempo che vi ho fatto aspettare, ma per un lavoro di tale portata non si potevano esprimere giudizi prematuri, frutto di pochi ascolti superficiali. E’ un album che aspettavano in molti per vedere in che direzione si sarebbe evoluto il discorso musicale del gruppo americano. Bene, va detto subito che i Nevermore non hanno registrato in precedenza, mai nulla del genere.

Enemies of Reality, è tecnicamente il lavoro più sorprendente del quartetto guidato da Warrel Dane, che in nove canzoni dal contenuto musicale esplosivo, dimostra di aver raggiunto lo status di gruppo riferimento per un’ intera generazione musicale. La consacrazione del successo ottenuto con il precedente Dead Hearth in A Dead World.

L’attacco della sorprendente Title-Track, rappresenta perfettamente la strada più power-thrash che il gruppo ha deciso di intraprendere, con un’ attitudine cerebrale in cui tutto si equilibra alla perfezione. Dane si fa autore di una prova vocale eccezionale, teatrale, maestosa e superba. I riff della chitarra di Loomis, rimbalzano, quadrati e spigolosi, vicini per impronta a qualcosa di scuola Meshuggah, come ad esempio in Never Purify. A Tomorrow Turned Into Yesterday spetta il gravoso compito di bissare il successo di Believe in Nothing. E ci riesce in grande stile grazie ai suoi ritmi nervosi, ai suoni più taglienti e a delle splendide melodie plasmate dalla chitarra di Loomis. I, Voyager è un’altra canzone che toglie assolutamente il respiro; andamento obliquo, distorto, apparentemente caotico, con riff ritmici fenomenali. La palma di canzone “più pesante” se l’aggiudica Create The Infinite, monolitica nell’incedere, una scarica fulminante, ed è anche la canzone più breve dell’intero lavoro. Who Decides, è spettacolare: un fill iniziale anthemico, poi grandi chitarre acustiche a sollevare la voce straziata di Dane. Ed una canzone così non può che mostrare il coraggio di soluzioni sonore nuove che il gruppo ha fatto proprie. Un offuscato incipit per Noumenon, una canzone su livelli di tensione emotiva sempre al massimo. Sembra che possa esplodere da un momento all’altro, ed invece non lo fa, trasformandosi in una sorta di mantra. Per chiudere il tutto Seed Awakening torna su livelli stellari, con fenomenali riff thrash alternati a parti oscure ed evocative.

I fan del gruppo non dovrebbero stare neanche qui a leggere la rcensione, per tutti gli altri: se non avete mai ascoltato i Nevermore potete benissimo iniziare da questo assoluto masterpiece!

Francesco “madcap” Vitale

Ultimi album di Nevermore