Recensione: Engineering the dead
Il secondo lavoro dei belgi Aborted, li consacra definitivamente tra le band che riporteranno il brutal-death agli splendori di un tempo. Usufruendo di una produzione senza dubbio migliore del precedente “The purity of perversion”, “Engineering the dead” segna una evoluzione stilistica non indifferente. Assoli di chitarra molto elaborati e studiati, fa si che le nuove composizioni del gruppo risultino assolutamente potenti ma non per queste pressanti e soffocanti.
Possiamo dire che “Engineering the dead” è un omaggio al gore sotto ogni punto di vista: dai testi che parlano di omicidi commessi da serial-killer, malati esperimenti chirurgici e perversioni malsane più estreme all’impatto fotografico della stessa confezione del cd. Infatti l’artwork del disco è un omaggio ad un grande regista italiano, Lucio Fulci; gli Aborted hanno proprio preso in prestito la locandina del famoso film “Zombie” per stamparla sul cd.
Il bello degli Aborted è che non si limitano a ricalcare quanto già proposto ri-attualizzandolo, ma sono in grado di proporre soluzioni altamente qualitative ed innovative, e questo per un band death metal in giro non da molto non è affatto cosa da poco.Le otto tracce per un totale di 37 minuti, si presentano ognuna con una identità propria ben delineata, si rincorrono sfuriate violente a passaggi cadenzati e pesanti in cui le due vocals, in growl e screaming, creano situazioni secche e desolate. I componnti sono tutti degli ottimi musicisti, chitarre sempre iper-veloci e fulminanti, ed una sezione ritmica altamente tecnica in grado di costruire tempi rallentati molto complessi come accelerazioni a brucia-pelo.
Non mancano campionamenti alla Mortician tratti da film , ma qua il contesto di ogni canzone è più che azzeccato.
La opener “The holocaust incarnate”, parla dei folli esperimenti del medico Joseph Mengele, stesso argomento della nota “Angel of death” e vuole ammonire tutti coloro che ancora oggi credono di poter millantare una inesistente superiorità fra razze. Sotto il profilo musicale si presenta come una canzone fortemente sincopata nelle battute iniziali. Sicuramente insieme alla successiva “Nailed through her cunt” la migliore canzone del disco. Le canzoni degli Aborted sono sì assolutamente pesanti ma hanno un groove molto catchy che le imprime fortemente nella testa dell’ascoltatore.
Vi sono poi canzoni come “Eructations of carnal artistry” che alternano momenti di inaudita violenza a passaggi marziali.
Sono sicuro di non dire cazzate quando affermo che gli Aborted sono tra i pochi che in Europa sono in grado di generare album ancora emozionanti dal punto di vista dell’innovazione senza mai risultare eccessivamente sopra le righe. “Engineering the dead” è una coordinata di ascolto obbligatoria per tutti gli amanti di queste sonorità.
Pollice Recto per gli Aborted.
Francesco “madcap” Vitale