Recensione: Enlighten
Gli Sleeping Romance sono un quintetto di metal sinfonico proveniente da Modena recentemente accasato presso l’etichetta svedese Ulterium Records, responsabile della pubblicazione del debutto “Enlighten”. Il disco è impreziosito dalla copertina di Felipe Machado Franco, artista che ha già lavorato per i Rhapsody of Fire e Blind Guardian, mentre la masterizzazione è stata affidata a Roberto Priori (Los Angeles, Vision Divine).
Full-length di debutto che si presenta nella forma di un concept album, un viaggio – come dice la stessa bio della band – di un’anima che entra in questo mondo. L’opera presenta dieci tracce tra cui un’Intro e un Outro di matrice decisamente sinfonica che posiziona gli Sleeping Romance nelle fila di gruppi come Nightwish, Within Temptation e Delain.
L’album apre con “Hybrid Overture”, un’intro, come si diceva, di stampo sinfonico, subito seguita dalla title track. Un buon pezzo, con orchestre posizionate in modo da offrire risalto alle melodie ed un ritornello piuttosto orecchiabile che non cerca di “strafare”.
“The Promise Inside” è invece più sinfonica della precedente e un po’ più fedele ai clichés del genere, seppure poco incisiva. Ecco poi con “Soul Reborn” materializzarsi un brano veramente ottimo: a tratti affine agli HIM, Il ritornello si piazza letteralmente in testa tanto da trovarsi a canticchiarlo inavvertitamente per qualche tempo dopo averlo ascoltato.
“Free Me” scorre piacevole mentre “December Flower” è una ballad non particolarmente ispirata. Con “Finding My Way” riprende il ritmo sostenuto di batteria e chitarre: l’orchestra torna prepotentemente, ricordando in alcuni tratti i Nightwish, così come accade in “Passion Lost”.
“Devils Cave” è forse il pezzo più heavy dell’intero lavoro.
Il full-length si chiude poi con “Aeternum”, un outro sinfonico di circa un minuto e mezzo.
Globalmente un disco godibile: il tenore compositivo è ispirato e la prova di Federica al microfono è buona.
La voce della Lanna è angelica, chiara e cristallina, anche se ci pare di percepire ancora una ricerca della propria identità all’interno del copioso calderone delle voci metal femminili.
Federica, infatti, si stacca dalle vocals di matrice prettamente operistica tipiche del genere, scegliendo appunto un timbro più soffuso e leggero, scelta che si rivela vincente, anche se a tratti ancora si percepisce che la vocalist trae ispirazione da cantanti come Sharon Den Adel – ad esempio – rinunciando forse a scelte più personali.
Discreta la produzione. I suoni sono ben bilanciati, ma è indubbio che una maggiore incisività avrebbe senz’altro giovato al buon songwriting degli Sleeping Romance.
D’altro canto si tratta pur sempre di un album d’esordio, quindi è lecito augurarsi che nei prossimi capitoli la band possa godere di budget più elevati per valorizzare al meglio le proprie scelte stilistiche.
In conclusione, possiamo consigliare “Enlighten” agli amanti del genere sinfonico: il disco si fregia di diversi momenti decisamente ispirati e solo alcune scelte (per fortuna poche) – legate essenzialmente alla produzione e al songwriting – lo rendono troppo in linea con certi stereotipi del genere.
L’unico limite di “Enlighten” è proprio quello di essere un po’ convenzionale.
Il prodotto è, insomma, buono, le idee ci sono, ma sono poco innovative. Il consiglio è quindi di continuare ad impegnarsi nella ricerca di una propria identità.
Le basi ci sono e sono valide: buon lavoro!
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