Recensione: Enlightened by Darkness
I’m just living to discover
What’s behind our scene
A neverending search for the unknown…
Tra luce e tenebre, coercizione e libertà, sogni e realtà nasce il mondo crepuscolare del metal sinfonico. Non fanno eccezione i modenesi Constraint, band nata nel 2011 ed uscita nel febbraio di quest’anno con il debut “Enlightened by Darkness”, che fa seguito alla demo “Illusion of a Dream” (2012) . Un gruppo giovanissimo e decisamente promettente, che ci propone un disco di chiara derivazione gothic/symphonic e che prende le mosse dai grandi precursori del genere (i primi Nightwish in particolare, ma anche alcuni evidenti richiami ad Epica ed Evanescence, prime band ispiratrici dei ragazzi) riuscendo comunque ad interpretare con personalità i brani proposti.
Al centro del palco l’affascinante frontwoman Beatrice Bini (che meriterebbe un plauso anche solo per suonare nella Chocobo band, ma questa è un’altra storia), che con le sue melodie domina la scena con un cantato prevalentemente operistico. A parte qualche incursione più tirata, come l’agguerrita “Behind the Scenes” (intro tipicamente Holopainen-iana) o il riffing portante di “The Birth” ad opera del chitarrista Alessio Molinari, il disco si attesta su registri molto melodici, supportati dalle tastiere di Simone Ferraresi, ma anche degli archi e dei flauti, come nel caso dell’ariosa power ballad “Breathing Infinity” o di “Autumn Hymn”, malinconica ballata voce e tastiera. Molto iconica della proposta del gruppo la titletrack “Enlightened by Darkness”, dalla quale è stato realizzato un video, in cui la talentuosa Beatrice riesce a stregare l’ascoltatore coi suoi vocalizzi, coadiuvata dalla carica di pathos oscuro e straniante che caratterizza la musica dei Constraint. Chiusura per “Oniria”, un brano che apre con un folk tipicamente nordico che vira rapidamente su lidi più power.
Molto convincenti gli arrangiamenti e la cura per i dettagli che i ragazzi hanno profuso in fase di songwriting, nonostante l’eterogeneità dei brani, sicuramente composti e pensati in diversi periodi e con influenze differenti. Cristallini ma mai troppo invasivi i solos di chitarra, in ottemperanza al genere proposto, interessanti i testi, figli di una weltanschauung tenebrosa e decadente in cui la speranza nella libertà risplende tenue come la luce della candela illustrata nell’artwork di Francesco Benedetti (Art Distillery Studios).
“Enlightened by Darkness” è un disco molto piacevole che mette in mostra le prime sperimentazioni di una band decisamente meritevole di interesse. Manca forse un po’ di grinta e cattiveria, cosa che ci si aspetterebbe da una band così giovane, e la speranza che con l’esperienza e la maturazione degli ascolti i Constraint riescano a scrivere con ancora maggiore originalità: l’unico modo per andare oltre i propri maestri è superarli. Le buone premesse in questo lavoro ci sono tutte, spetterà ora alla band liberare la luce della candela per farla splendere nel firmamento del metal sinfonico.
Luca “Montsteen” Montini