Recensione: Entering The Khaosphere

Di Stefano Risso - 22 Luglio 2006 - 0:00
Entering The Khaosphere
Band: Khaosphere
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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65

Primo demo per i baresi Khaosphere, questo Entering The
Khaosphere
è un lavoro eterogeneo e sufficientemente vario, in cui i
nostri riversano numerose influenze musicali con una buona padronanza tecnica e
compositiva. Tre canzoni per un totale di venti minuti in cui si attraversano
svariati territori estremi e non, in cui non viene mai messo in secondo piano lo
svolgimento organico dei brani. Musica che necessita ben più di qualche ascolto
superficiale per poter essere compresa, ma che una volta assimilata risulta a
tratti molto piacevole.

Il sound dei Khaosphere si attesta prevalentemente su lidi death
metal, in cui si lascia poco spazio alle accelerazioni, prediligendo il lato più
oscuro e inquietante del genere, accompagnato da un buon uso di tastiere che
assumo una discreta importanza all’interno dei brani, ora a creare la melodia
portante, ora a sottolineare in sottofondo i passaggi più evocativi. La prima
traccia, Khaosphere, è forse l’esempio più indicato per descrivere questo
aspetto del lavoro. Un pezzo riccamente strutturato, che migliora minuto dopo
minuto, con un inizio fin troppo intricato e privo di mordente, a mio avviso, a
cui seguono una serie di variazioni sul tema fantasiose e soddisfacenti,
sempre con le tastiere in bella evidenza, in cui si fanno strada anche
lame black metal che giovano non poco alla riuscita della canzone. Con la
seconda Born In Chains si tocca un altro aspetto del lavoro, dove un
flavour jazzato con richiami orientaleggianti viene posto ad alleggerire i
ruvidi tempi medi che caratterizzano il brano. A mio avviso la traccia che
racchiude al meglio le qualità dei Khaosphere, che denota una buona cura
di tutti i particolari, con un buonissimo gusto negli arrangiamenti. A
conclusione di Entering The Khaosphere è posta Il Giardino
Della Disarmonia
, che si differenzia dal resto del disco innanzitutto per la
lunghezza (dieci minuti) e per le atmosfere eteree in grado di sprigionare. Su
una base malinconica di tastiere e chitarre acustiche, il testo della canzone
(quasi interamente in italiano) viene recitato con l’utilizzo di echi e
riverberi molto suggestivi, proseguendo poi sempre su toni oscuri e melodici, sino al
finale inaspettato ed esilarante, che seppur divertente, ammazza tutta
l’atmosfera creata in precedenza.

Un buon lavoro, supportato per giunta da una produzione più che accettabile,
che mette in luce sicuramente buone idee e buone capacità. Come inizio non c’è
male.

Stefano Risso

Tracklist:

  1. Khaosphere
  2. Born In Chains
  3. Il Giardino Della Disarmonia

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