Recensione: Entity
Ci eravamo lasciati con i Seventh Crystal a fine 2023 in occasione dell’uscita del loro EP Infinity, un lavoro contenente alcune composizioni nate durante la realizzazione del precedente Wonderland. In fase d’ascolto, avevamo notato che, in alcuni passaggi, si notava una maggiore durezza. Ci eravamo così dati appuntamento a questa nuova uscita, per poter capire se la formazione svedese avesse continuato in questa direzione. Ed ecco che, a quasi un anno di distanza, i Seventh Crystal tornano a farsi vivi con il nuovo Entity. Ed in un certo senso, questa nuova opera, tende a riallacciarsi a quanto sentito sul precedente album. Con Entity, infatti, i nostri si cimentano nell’esperienza di un concept album. Il tema della storia ruota attorno alla tecnologia dei giorni nostri, divenuta sempre più presente nelle nostre vite, a volte addirittura invadente, tanto da venire percepita come un’entità (e da qui il titolo del disco) che ci sovrasta. Una storia vista con una certa preoccupazione, che spiegherebbe la necessità di ricorrere a sonorità più dure che possano maggiormente amalgamarsi con gli argomenti trattati.
Tranquilli, i Seventh Crystal non sono certo diventati i Pantera. Il loro stile rimane comunque inalterato, con sempre presenti le melodie accurate che hanno caratterizzato i lavori passati. Per l’occasione inoltre, si è ricorsi a certi suoni in uso nell’ambito del prog metal, scelta che trova affinità con l’intenzione di realizzare un concept album.
Si parte con Oathbreaker, che evidenzia già da subito delle sonorità dure e cupe. Ciò nonostante il brano mantiene una certa eleganza lasciando ben riconoscibile il marchio di fabbrica dei Seventh Crystal. La seguente Thirteen to One invece presenta un’aspetto più melodico in linea con le produzioni precedenti. Nella traccia permane comunque un alone buio che, bene o male, sarà presente in buona parte di questo album. Un esempio di questo alone buio lo troviamo senz’altro in 404, pezzo tenebroso dai toni angosciosi. In contrapposizione a ciò, non mancano tracce come Path of the Absurd, che si presenta invece con un’attitudine più solare, così come Architects of Light, brano sognante dai toni più rilassati.
Un riff di chitarra accompagnato da tastiere gelide è il preludio di Blinded by the Light, un pezzo metallico con un ritornello luminoso ad irrompere nella canzone. Siren Song è una ballad sofferente che al suo interno nasconde un passaggio aspro accompagnato da una voce al vetriolo.
Versus appare come un hard rock corposo abbinato con le solite melodie ed un assolo di tastiere che richiama i Deep Purple più classici.
Mayflower sciorina un brano colorato da soluzioni catchy ma mai sempliciotte. Push Comes to Shove inizia con un incedere tetro per poi assumere le sembianze di una traccia ad alta tensione con la chitarra a recitare il ruolo di protagonista .
Arrivati a questo punto i Seventh Crystal si concedono anche lo spazio per un rock radiofonico con A Place Called Home prima di portare a termine quest’opera con Song Of The Brave, un brano melodrammatico con atmosfere nostalgiche e dall’aspetto uggioso.
Kristian Fyhr e company tirano fuori un altro prodotto valido con questo Entity, mettendo sul piatto un metal melodico dai contorni cristallini dove, alle volte, si compiono delle sterzate verso suoni più pesanti. Gli arrangiamenti sono sempre ben curati e mai scontati, a testimonianza di un buon lavoro di squadra all’interno della band.
I Seventh Crystal si confermano così una band matura e tutta d’un pezzo che non dovrebbe avere difficoltà ad offrire ancora prodotti validi in futuro.
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