Recensione: Entre El Bien y El Mal

Di Roberto Gelmi - 12 Aprile 2016 - 10:00
Entre El Bien y El Mal
Band: Nebulosa XY
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2016
Nazione:
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65

Dalla Spagna con furore, i Nebulosa XY, attivi dal 2007 con buon riscontro di consensi in patria, tornano sulle scene dopo un periodo di inattività dovuta alla malattia della cantante Marga. Il gruppo, guidato dal mastermind Javier Peregrin (chitarrista e programmatore), è ambizioso: contratto con una label indipendente, quasi ottanta minuti di minutaggio, sound maestoso tra il sinfonico, il power e il progressive metal. L’artwork è di derivazione theateriana, la musica più vicina al power europeo, specialmente nei primi brani. I testi parlano delle prospettive di vita e dei problemi del mondo d’oggi, di filosofia ed evoluzione. Tallone d’Achille degli spagnoli, tuttavia, è una produzione non a livello di tale proposta musicale: le chitarre elettriche suonano troppo piatte, a differenza degli arrangiamenti di tastiera e orchestrali, realizzati meglio.

L’opener, “Sinfonia del bien”, è un intro vellicante, a metà strada tra il videoludico e lo sbarazzino, che prelude a “Dejame”, pezzo diretto e veloce. La voce di Marga è cristallina e altissima, ma non convince appieno, troppo slegata dal comparto strumentale; se la cava meglio, invece, nei vocalizzi lirici. Va detto, comunque, che la cantante non si è ancora ripresa del tutto. Il lato barocco del gruppo spagnolo ricorda quello dei Rhapsody of Fire: dopo un altro interludio, “Le flores de sangre”, infatti, riprende il dettato del gruppo di Staropoli, insieme a quello di Stratovarius e Nightwish. Bel pezzo acustico, “El templo del Eterno Invierno” ricorda gli Angra di Holy Land (quest’anno riproposto integralmente anche i Italia per il ventesimo anniversario); “De odio y amor” attacca con una rullata disumana (è il caso di dirlo) di batteria e conclude la sezone power-oriented del full-length.

Gli ultimi sei brani, infatti, rivelano il lato più sperimentale della band spagnola. S’inizia con un trittico incentrato sull’Antico Egitto. “Les pirámides de Giza” inizia con un assolo maestoso, per poi dimostrarsi una strumentale sontuosa; peccato per la solita incompatibilità tra mix elettrico e synth. Si respira aria malmsteeniana in “Entre muros y compuertas”: i testi in spagnolo rendono il tutto ancora più epico. Toccante l’avvio di “El largo viaje a Orión”, con arpa e chitarra acustica. Vagiti di neonato in “La vida que llevas dentro”, ballad avvolgente e piccolo cameo dell’album: i Nebulosa XY sanno descrivere i sentimenti anche senza prolissità. Gli ultimi trenta minuti sono i più ambiziosi, con due suite e una strumentale finale. Un acuto sguaiato dà avvio a “Nadie más se acordará de ti”, composizione articolata che prosegue lungo dieci minuti caleidoscopici, ma non aggiunge molto alla proposta sonora degli iberici. Pioggia, invece, nei primi secondi della titletrack conclusiva, che raggiunge velocità allucinanti al decimo minuto, si può quasi parlare di black metal. Dopo un outro con tuoni e una pouring rain di HamemrFalliana memoria, “Sinfonia del mal” chiude il cerchio, tra sintetizzatori vari, arrangiamenti sinfonici e atmosfere oniriche (con cenni alle voci eteree degli Stratovarius).

In definitiva tanta carne al fuoco in Entre il Ben y el Mal. I Nebulosa XY peccano nell’eccedere con i barocchismi e le ritmiche power. C’è, tuttavia, del buono che lascia ben sperare: l’identità musicale del combo spagnolo deve ancora delinearsi al meglio, ma la contaminazione tra Pär Lindh Project, Rhapsody Of Fire e Nightwish potrebbe in futuro regalare delle gioie. Per il momento siamo su livelli di sufficienza.

p.s. sul sito ufficiale della band è disponibile un link per il download digitale dell’album, via Cdbaby.

 

Roberto Gelmi (sc. Rhadamanthys)

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