Recensione: Entwined Emotions
I Lifend, diciamolo subito, si lanciano su un territorio allo stesso tempo facile ed insidioso. Suonano Gothic metal nella maniera più classicamente intesa, con una voce femminile costantemente alternata ad uno screaming e talvolta a dei puliti maschili, a sottolineare i vari cambiamenti d’animo della loro musica. Ecco la duplice faccia di questo genere: chi lo ama si butta spesso a capofitto su ogni nuovo gruppo, chi non è un patito è particolarmente selettivo e bada ad evitare i soliti cloni. Bene, io appartengo decisamente alla seconda categoria, e mi sento a mio agio nel dire che quella dei Lifend è una proposta personale e ricca di spunti interessantissimi nonchè ben sviluppati. Un demo che fa emergere anche una notevole maturità, e che mostra chiaramente che non siamo di fronte a dei “dilettanti”.
Cosa c’è di veramente nuovo in questo Entwined Emotions? Innanzitutto gli arrangiamenti: se da un lato la struttura portante delle canzoni sa di già sentito, questa carenza è riparata da un uso delle chitarre che rende molto vari i platters presenti. Così nonostante la lunghezza di ogni singolo episodio, bastano pochi ascolti perchè i vari passaggi rimangano bene impressi. L’uso delle tastiere non è niente di veramente eccezionale, ma anche in questo caso ci vuole una nota di merito nel constatare come il non voler strafare sia stato un incremento alla qualità del prodotto: pad che riempiono il suono in maniera discreta quando necessario, arrangiamenti un po’ più curati qua e là ma sempre senza dover a tutti i costi sovrastare gli altri strumenti.
I Lifend possono così vantare il fatto di aver creato atmosfere interessanti, che con una produzione del tutto professionale diventerebbero forse eccezionali. Non che il demo non sia di per sè ben prodotto; anzi, risulta essere anche da questo punto di vista sopra la media. In tutto questo ho trovato fondamentalmente una sola pecca: sembra che lo scambio di voci avvenga in modo piuttosto arbitrario. La voce femminile non interviene a sottolineare determinate atmosfere o a creare contrasto, e sembra piuttosto che sia stata inserita secondo dettami puramente tecnici; lo stesso per lo screaming. Ma questa può essere una constatazione puramente soggettiva e legata al gusto.
Non è questo un lavoro per tutti, anzi; tuttavia non è da escludere che anche tra i più estremisti ci sia qualcuno potenzialmente interessato. I Lifend nascondono veramente tante sorprese in queste 4 tracce (per quasi 30 minuti di musica!). Se volete quindi dare un supporto all’underground, questo è l’ennesimo gruppo che mi sento in dovere di segnalarvi.
Matteo Bovio
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