Recensione: Epic
Steve Overland è uno dei personaggio più in vista dell’hard rock melodico inglese e mondiale. Il cantante, infatti, ha esordito discograficamente nel 1980 con i Wildlife e, soprattutto, per molti anni ha contribuito a far risplendere la stella più sfavillante del firmamento AOR britannico, i celebri FM, i quali negli ultimi anni sono tornati in pista grazie ad un pugno di ottimi full-length.
Il singer, però, si è distinto anche con il grado di mastermind di altri progetti artistico-discografici, come Shadowman (con Steve Morris degli Heartland) e The Ladder, nonché grazie ai lavori firmati in proprio con l’intestazione Overland.
Escape Music propone in questi giorni proprio il terzo atto della carriera solista di Steve, che segue Break Away e Diamond Dealer e si presenta agli ascoltatori con l’allettante titolo “Epic”.
Insieme al vocalist procurano il loro fondamentale contributo alla riuscita dell’opera i produttori e musicisti Christian Wolff e Mike Slamer (City Boy, Streets, Steelhouse Lane, Seventh Key), nonché prestigiosi ospiti come Billy Greer (Kansas, Seventh Key) ai cori.
Overland, che, nell’ambito della sua lunga carriera, ha sempre oscillato tra propensioni decisamente melodic-rock e velleità rock-blues, in occasione di Epic sembra prediligere la prima delle sue citate passioni.
Ne sono sintomi inequivocabili tracce come la “zompettante” If Your Heart’s Not In It e l’opener Radio Radio, in cui la voce inconfondibile del titolare è al servizio d’un uptempo frizzante e pop illuminato da un ritornello pervasivo steso sul tessuto sonoro elaborato da chitarre incrociate.
Un mood armonioso e soffice pervade, peraltro, molte delle tracce del CD. Basti pensare a Stranded, canzone guitar-oriented impreziosita da delicati dialoghi tra le sei-corse, a Liberate My Heart, morbidissima semi-ballad dagli echi west coast, ed a If Looks Could Kill, melodioso e morbido midtempo ondeggiante mirabilmente tra accelerazioni e rallentamenti.
La voce di Steve calza come un guanto sulle note di tali composizioni, che valorizzano il suo timbro vellutato e, talora, dolente, toccando sfumature soul le quali stemperano, in parte, il sound patinato caratteristico del genere.
Non mancano, comunque, momenti più tesi e risoluti: Rags To Riches, ad esempio, trafitto da riff elettrici e da toni più sostenuti e hard rock (ma sempre pervaso da un alto tasso di melodia), e Down Comes The Night, uptempo disteso tra riff di chitarre e orpelli di tastiere.
Altrove, si procede a velocità di crociera lungo le rotte sicure di un AOR non lontano dalle istanze di certi FM, come quello della compatta e grintosa Rock Me e di So This Is Love (quest’ultima traccia condotta dai riffing di piano ed asce e ravvivata dall’ampia apertura melodica del chorus).
Indubbiamente, Epic ha tutte le carte in regola per donare momenti di gioia e di soddisfazione ai fans di Overland e degli FM, e, comunque, a tutti coloro che amano il genere musicale a cui sono dediti, e mostra solo qualche piccola – ma proprio piccola – crepa solo laddove viene penalizzato da un eccesso di prevedibilità e da qualche caduta di tono.
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