Recensione: Omega
In ambito metafisico, il “punto omega” (omega point) è il massimo livello di complessità e di coscienza verso il quale sembra che l’universo tenda nella sua evoluzione spirituale. Questo concetto teleologico sta alla base del concept di “Omega”, ottavo album in studio degli Epica ed ultimo capitolo della “trilogia metafisica” composta da “The Quantum Enigma” (2014) e “The Holographic Principle” (2016). Nei cinque anni che ci separano dall’ultimo lavoro, la band ha pubblicato un paio di EP e suonato sui palchi in giro per il mondo. Durante una pausa del tour, nel 2019 i ragazzi hanno affittato una casa in Olanda per cinque giorni, in pieno isolamento creativo, confrontando idee ed intuizioni per arrivare al risultato finale in un contesto di forte collaborazione e condivisione. Ad inizio 2020 erano già pronte diverse registrazioni, tra le quali (per fortuna) anche le parti orchestrali ed i cori. Il nefasto avvento del coronavirus nel marzo ha rallentato il processo di lavorazione, facendo slittare la release date al febbraio 2021… a riprova del fatto che raggiungere il punto omega non è poi così semplice.
A livello stilistico gli Epica sembrano non voler cogliere nessuno di sorpresa con nuovi elementi creativi, puntando con maestria ed esperienza sugli stilemi che hanno reso ormai iconica la band nel panorama internazionale. Tornano le consuete composizioni complesse, bombastiche e barocche, con una forte presenza dei cori, l’orchestra, le linee melodiche soavi di Simone Simons che dialogano con l’aggressività del growl di Mark Jansen ed il riffing massiccio e potente in un fecondo incontro tra death metal e power sinfonico.
Tra i brani più rappresentativi dell’album, indubbiamente il primo singolo “Abyss of Time”, a riprova di come un buon utilizzo di ingredienti noti possa comunque portare ad un risultato sublime quando sono dosati nella maniera corretta. Più particolare la successiva “The Skeleton Key”, brano più oscuro e straniante che fa uso di un coro di voci bianche.
C’è spazio anche per il ritorno di melodie orientaleggianti, in “Seal of Solomon” e in “Code of Life”, con la seconda che vanta la presenza di Zaher Zorgati (Myrath) in qualità di guest. Due brani che ci portano in mondi lontani, alla ricerca di conoscenze esoteriche che attraversano le culture del nostro pianeta – un pianeta che stiamo colpevolmente distruggendo, come testimoniato dalla struggente “Gaia”, che lascia comunque spazio ad uno spiraglio di speranza. It’s never too late.
Altro singolo piacevole per quanto non straordinario, “Freedom – The Wolves Within”, brano dal ritornello facile facile che farà successo quando (speriamo presto!) potremo tornare a cantare tutti assieme sotto a un palco. Segue la magnifica suite da oltre tredici minuti “Kingdom of Heaven Part 3 – The Antediluvian Universe” che continua l’ascesa nel regno dei cieli iniziata con “Design Your Universe” (2009) e “The Quantum Enigma” (2014): ci troviamo di fronte ad un nuovo pezzo da novanta, coinvolgente e cinematografico.
Decisamente riuscita anche la ballad “Rivers”, tra le più intense della discografia degli olandesi, con una prova da brividi della Simons. Anche questo brano è stato pubblicato come singolo.
Un po’ sottotono “Synergize – Manic Manifest”, pezzo tiratissimo che ha forse la colpa di seguire in tracklist due pezzi con molto più carattere. “Twilight Reverie – The Hypnagogic State” è una canzone più leggera ed immediata che piacerà sicuramente ai fan dei primi Epica, meno (sovra)strutturati e più diretti. Segnaliamo anche la presenza di un inserto parlato di Vicky Psarakis (The Agonist).
Chiude il lotto “Omega – Sovereign of the Sun Spheres”, tornando con decisione a vestire i panni degli Epica contemporanei, con un brano bombastico che ci conduce in una marcia verso la sintesi suprema di luce e tenebre, giorno e notte, bianco e nero (come cantato nel ritornello), in una spirale ascendente di grande intensità narrata nelle liriche come nel dialogo tra le due voci di Mark e Simone.
Break loose from the chains
Rise above the waves
Fighting in the darkness
Dancing in the light
Break out of your cage
Turn another page
Drowning in the river
Swim against the tide of life
“Omega” conclude magistralmente la trilogia metafisica degli Epica, iniziata nel 2014. Si tratta di un lavoro ispirato, complesso ed articolato, come da tradizione per gli olandesi, unico ed irripetibile a suo modo ma costruito senza aggiungere nessun nuovo strumento alla cassetta degli attrezzi della band. Un disco in cui perdersi, come nel labirinto illustrato in copertina, alla ricerca di una chiave per comprendere le sue numerose e multiformi sfaccettature.
Luca “Montsteen” Montini