Recensione: Epicentrum
Un sound cupo e misterioso quello di Epicentrum, nuovo EP dei giovani Parole Perse che, dopo un demo e un primo vero full-lenght, si trovano ora alla loro terza prova in studio, aiutati da una vincente campagna di crowdfunding. Epicentrum arriva dopo un momento particolare per il quartetto nostrano, un periodo probabilmente non facile che ha portato a un cambiamento di metà della line-up. La formula dell’EP può essere quindi quella più adatta per rimettersi in moto, per lavorare su nuovo materiale e consolidare la nuova formazione.
A dispetto del nome lo stile della band non è particolarmente legato all’Italia, ma è piuttosto un sound internazionale che riesce ad amalgamare in modo coerente influenze che arrivano in gran parte dal nord Europa, in una componente doom e death metal, ma anche dagli Stati Uniti, richiamando l’alternative e, a tratti, lo stoner. I testi sono in inglese che, in fin dei conti, è sempre la lingua più adatta per questi generi e aiuta, appunto, a dare un’impronta internazionale al gruppo.
Ascoltando il primo brano, “Libra”, tornano alla mente gli Opeth di Blackwater Park, soprattutto per i riff più spinti e per l’uso del growl, ma la band di Mikael Akerfeldt è un’influenza che non diventa mai troppo invadente. Anche qui troviamo un’alternanza tra voce in growl e in clean, tra momenti heavy e altri più introspettivi, ma i nostri puntano sempre su sonorità sporche e quasi acide anche nelle parti più tranquille, creando un’atmosfera tormentata che pervade tutto il disco. Dunque anche in queste sezioni non troviamo mai momenti davvero dolci o rilassanti, almeno non in senso tradizionale, ma l’alternanza giova comunque molto ai brani e rende più dinamico l’intero lavoro. La tecnica non manca, ma qui non si cerca il virtuosismo esasperato, i blast-beat impazziti o gli assoli fulminei; a rendere efficaci questi pezzi sono, piuttosto, i riff corposi, granitici, o la tensione creata dalla dissonanza negli accordi. Anche l’assolo di “Transcend”, uno dei pochissimi presenti nell’EP, rinuncia alla velocità per regalare un momento più luminoso alla canzone, pur mantenendo quello spirito inquieto e un po’ malato che sembrano cercare i Parole Perse. Le sei tracce scorrono senza problemi una dietro l’altra, niente riempitivi o episodi poco convincenti, ma su tutte svettano, a pari merito, “Fission”, con quello che è senza dubbio il riff più arrogante del disco, e il singolo “Nebula”, ben riuscito in particolare nel ritornello.
La produzione, infine, si dimostra in linea con la qualità complessiva del lavoro: i suoni sono caldi, pieni, ma non esageratamente moderni, anche perché la proposta musicale della band prende spunto da sonorità abbastanza tradizionali nell’ambito del metal. In ogni caso gli strumenti riescono ad arrivare potenti e diretti, e sanno colpire l’ascoltatore con la giusta chiarezza che spesso manca negli album dei gruppi emergenti.
Dunque, pur non essendo molto famosi e pur avendo una discografia ancora breve, con Epicentrum i Parole Perse ci consegnano un EP professionale, ben suonato, con una buona produzione e un songwriting già piuttosto maturo e personale. Potremmo descriverlo come un disco che concilia un’anima oscura e sporca con una certa eleganza nella forma. Insomma, vale di certo la pena concedergli uno o (si spera) più ascolti, anche se la loro musica non si trova su ogni piattaforma possibile e immaginabile, come per la maggior parte delle band.
Se questa è, come sembrerebbe essere, una nuova fase nel percorso artistico del gruppo, si è aperta in maniera positiva e, in futuro, magari con un nuovo album vero e proprio, confidiamo che possa portare a risultati molto validi.