Recensione: Epos
Premessa: il sottoscritto come prima cosa ammette di aver quasi “riscoperto” questo album proprio grazie al fatto di doverlo recensire per Truemetal. Per diversi anni infatti (chissà perché) mi sono dimenticato di questo “Epos”, seconda fatica dei barbari longobardi WOTAN – uno dei nomi di punta dell’Epic italiano, nonché una delle band più coerenti e guerriere di tutta la scena epica internazionale.
Il valore dei WOTAN come band non è da mettere in discussione. Una band con una storia all’epoca già ventennale, autori di un Epic Metal senza compromessi, inneggiante e battagliero. Ma, se qualcuno avesse la faccia tosta di trovare da ridire, sappia che in questo disco ha prestato la sua opera in due brani anche un tale Ross The Boss: uno che, per capirci, l’Epic l’ha praticamente inventato, assieme ad altri tre Cimmeri che nel 1982 fecero uscire un album dal titolo “Battle Hymns” (spero abbiate capito di CHI sto parlando..).
La colpa di questo album, se proprio vogliamo trovarne una, è di avere un predecessore ingombrante. La band infatti tre anni prima aveva dato alle stampe il suo primo full length, “Carmina Barbarica” (un capolavoro fatto di canzoni meravigliose fra furia e potenza pure), e a questo “Epos” spettava il difficilissimo compito di dimostrare che la band era in grado di superare anche la seconda prova, quella – diciamo – a sangue freddo.
Ci è riuscita? Sì: oggi, sulla lunga distanza, questo disco non fa altro che incantarmi. “Epos” (che uscì ancora per la greca Eat Metal Records) è esattamente quello che il suo nome suggerisce: un viaggio nell’Epica pura, fatta di guerrieri e di battaglie, di acciaio e di sangue. Tutti i brani sono incentrati su episodi o personaggi che hanno lasciato la loro traccia nella Storia, nel Mito o più in generale nell’Epos letterario attraverso i secoli: dai barbari ai cavalieri medievali, dai gladiatori romani ai miti ellenici.
Il nostro viaggio comincia con “Drink in the Skull of your Father”, ed è un attacco drammatico, adatto a narrare il dolore di Rosamunda e l’ira di Alboino. Il refrain del secondo capitolo , “The Quest for the Grail“, è uno dei migliori di tutto il disco: e già da questo punto le coordinate dell’intero lavoro sono chiare, con l’ascia di Mario De Giovanni che cala riff spaccaossa uno dietro l’altro e la voce di Vani “comec**zofa” Ceni che lancia tuoni e fulmini sopra la tempesta ritmica creata da Sal Oliveri e Lorenzo Giudici.
“Mother Forest” ci trasporta fra miti antichi, soffi di vento e ululati di lupi: le mani dietro al pianoforte sono quelle di Ross, ed è sempre lui a forgiare l’assolo della successiva “Spartacus” (forse il pezzo più manowariano di tutto il disco). In “Foggy Dew”, fra cornamuse e inserti celticheggianti, i WOTAN reinterpretano a modo loro la famosa ballata irlandese che racconta della sollevazione di Pasqua del 1916. Poi torna la tempesta: Vanni ruggisce sangue a fiumi (guarda caso) in “Vlad Tepes”, altro highlight dell’album.
Con i 15 minuti de “La Chanson de Roland” i WOTAN calano l’asso: dramma, tristezza, pathos e valore cavalleresco. Una canzone che riassume in sé praticamente l’intero disco, e forse tutto quello che i WOTAN intendono per “Epic Metal”. Il colpo di grazia però è quello della conclusiva “Ithaca”: questa canzone È EPOS PURO, ritmi cupi e attacchi di tuono che narrano il viaggio di ritorno di Ulisse alla sua patria fra tempeste e ira degli dei. Come già fatto in passato, la band inserisce nel booklet immagini e foto che si riferiscono direttamente al contenuto delle liriche.
Si può definire “Epos” un piccolo capolavoro? No, questo no: forse gli manca (perlomeno a parere di chi scrive) quel “qualcosa” che trasforma un gran bel disco in un disco-capolavoro, forse mancano quelle canzoni che furono per “Carmina Barbarica” (e daje coi paragoni!) le mastodontiche “Under the Sign of Odin’s Raven”, “Lord of the Wind”, “Iron Shadows”. Cosa resta, però? Resta un disco splendido, che chi crede in questo genere musicale deve fare suo.
Marco “Dreki” Turco
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Formazione:
Vanni Ceni – voce
Mario Degiovanni – chitarre
Sal Oliveri – basso
Lorenzo Giudici – batteria
Guest:
Ross The Boss: piano in “Mother Forest”, assolo in “Spartacus”
Daniele Bicego : uilleann pipe in “Foggy Dew”
Paola Bianchi: voce femminile in “The Quest for the Grail” , “Ithaca”, “La Chanson de Roland”
Tracklist:
Drink in the Skull of Your Father
The Quest for the Grail
Dark Centuries
Mother Forest
Spartacus
Foggy Dew
Vlad Tepes
The Dream of Maxem
La Chanson de Roland
Vae Victis
Ithaca