Recensione: Erathems
Tornano dopo cinque anni di silenzio i Cronian, vale a dire Øystein Garnes Brun, chitarra e cervello dei Borknagar, e Andreas Hedlund, altro cervello di notevolissima levatura, noto ai più col nome di Vintersorg, ma anch’egli coinvolto nei Borknagar a titolo di cantante primo. Lo fanno questa volta forti di un contratto con la Season of mists e presentano Erathems, terza loro fatica di studio.
Un disco che, come i precedenti, indaga le meraviglie del cosmo e dell’artico, offrendoci una musica gelida, di chiaro stampo avanguardista. Date le eminenze coinvolte si possono notare sin da subito evidenti richiami alle ultime prove dei Borknagar, soprattutto nei riff di chitarra ef in certi cori di epica imponenza, conditi qua e là da tastiere decisamente vintersorganiche. Voler però ridurre questo side project ad una mera raccolta di scarti del sestetto sarebbe un errore grossolano.
I nove episodi che compongono Erathems sono infatti tutti molto validi e si distinguono, cosa strana nell’avantgarde, per una profonda calma interiore. Non vi tragga in inganno il frequente ricorso al growl di Hedlund. Qui dominano le tastiere atmosferiche ed anche gli strumenti del black classico non si producono mai in accelerazioni e sfuriate. Le ritmiche rimangono sempre misurate, anche nei momenti di maggior durezza; momenti che vengono ad alternarsi ad aperture estremamente sognanti ed intimiste. Ancora, è da notare che se la base musicale sale di giri, spesso e volentieri la voce di Hedlund rallenta, in cori di composta solennità, senza mai scadere in quegli acuti di cui i detrattori si sono cibati per diversi anni, da Visions of The Spiral Generator fino a Origin. Black metal da meditazione? Forse anche qui si esagera con la riduzione, eppure questa dicitura non è affatto fuori luogo. Indiscutibilmente però un black studiato e piuttosto complesso, sebbene lontano dalle perle più ostiche e geniali offerteci dai due durante l’arco delle loro onoratissime carriere.
Ad ogni modo, un disco che scorre via molto bene e si caratterizza in un songwriting non certo pirotecnico ma comunque di alto livello, in cui è difficile dire quali siano i pezzi migliori. Blackwater horizons? Drifting station? La bonus track Full Moon Inferno? Fuor di dubbio è che la menzione di pezzo diverso la guadagna con votazione bulgara Moments and Monuments, marcia solenne, quasi funebre, sorretta solo da archi e corni.
Ci troviamo dunque davanti ad un discontinuo side project e ad un album più che buono, caratterizzato da una certa somiglianza tra le proprie sonorità e quelle di Urd. Sulla base di tali elementi durante l’ascolto a tratti viene da chiedersi perché questo disco non sia uscito a nome Borknagar e per qual motivo i nostri non hanno deciso di lavorare a queste canzoni aissieme ai loro compagni della nave madre. Gente come Vortex o Lars Nedland avrebbe potuto dare a queste piacevoli composizioni un’ulteriore marcia in più. Questa una domanda che ci si potrebbe fare anche dinnanzi all’altro progetto della coppia magica, vale a dire i Fission, anche loro inattivi da diversi anni. Un motivo fondamentale è senza dubbio la calma che caratterizza Erathems, molto prossima a certe ballate dei Borknagar, ma effettivamente distante dai pezzi più battaglieri e più consueti del sestetto. Poco importa, in fin dei conti, perché i Cronian riescono a regalare un’ottima prova che mette in risalto due artisti in ottima forma (ce ne fosse bisogno) e ci regala quasi un’ora di musica contemplativa e carica d’atmosfera. Va da se che questa prova vada consigliata in primis agli amanti dei Borknagar ed in secundis a quelli di Vintersorg. Un’opera che però ci sentiremmo di consigliare anche a chi considera il metal norvegese come una serie impropinabile di rutti e blast beat. Perché poche band riescono meglio dei Cronian a dimostrare quanto questo cliché sia falso.
Tiziano Vlkodlak Marasco
Sito ufficiale dei Cronian
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