Recensione: Erosion
I Process Of Guilt, fin dalle prime autoproduzioni, si sono sempre distinti per l’elevata qualità della loro proposta: death-doom roccioso, violento, perlopiù aderente ai tipici canoni del genere, ma ugualmente capace di dire qualcosa d’interessante in un panorama tanto affollato. Le ottime premesse gettate dai demo d’esordio furono poi concretizzate nell’eccellente full-length Renounce, album di certo non innovativo in senso stretto, ma composto e suonato dannatamente bene, e caratterizzato da una personalità decisamente forte. Con Erosion, la band portoghese decide di non adagiarsi sugli allori ripropondendo nuovamente quanto già fatto in passato, ma sceglie la strada della sperimentazione.
Sebbene le loro radici restino saldamente piantate nel death-doom, i Process Of Guilt, in Erosion, arricchiscono il proprio sound con elementi derivanti dalla scena post-metal; l’impatto di tali influenze, per quanto all’apparenza poco rilevante, è in realtà abbastanza profondo. Ci sono la brutalità, la pesantezza, e il lento incedere tipici del doom, certo; ma ci sono anche atmosfere più ariose, stacchi più introspettivi, soundscapes a metà fra rumore e malinconia, crescendo impetuosi, e sezioni più soffuse giocate sulle percussioni e su tenui melodie di chitarra. Il risultato è uno stile vario, coinvolgente, in grado di ravvivare l’interesse di chi, pur volendo restare entro i confini del doom metal, è alla ricerca di suoni stimolanti e poco inflazionati. D’altra parte, con un riffing così potente, un growl così poderoso, e atmosfere così cariche d’emozioni, è difficile non restare catturati dal sincero entusiasmo di un gruppo come i Process Of Guilt: ogni nota delle loro canzoni sembra voler dipingere paesaggi in continuo movimento, in bilico fra quiete e tempesta, fra salvezza e apocalisse.
Tuttavia, Erosion non è esente a difetti, ed essi sono da ricercare in una pesantezza a tratti eccessiva del songrwriting, e nella monotematicità vocale. Le canzoni, per quanto strutturate generalmente bene, in certe occasioni risentono della loro considerevole lunghezza e di qualche riff ripetuto un po’ troppe volte; la resa finale ne avrebbe probabilmente guadagnato se qualche passaggio fosse stato snellito, e se ad alcune tracce fosse stato tagliato via qualche minuto. Per quel che riguarda la voce, c’è innanzitutto da segnalare che il growl del cantante dei Process Of Guilt è caratterizzato da una potenza ed una ferocia assolutamente devastanti, tanto da renderlo uno fra i migliori mai sentiti nel genere. Il problema, però, è che il growl è anche l’unico stile vocale utilizzato, laddove certe sezioni più tranquille sarebbero state meglio sottolineate da una maggiore varietà espressiva; tale mancanza suona ancor più sorprendente se consideriamo che nel precedente album, seppure in dosi molto ridotte, era presenta un profondo (ed ottimo) cantato pulito.
Pur minato da qualche piccola imperfezione, Erosion resta un album con gli attributi, composto con passione cristallina e capacità ragguardevoli, e rientra fra le più interessanti uscite doom dell’anno. Erosion, però, fotografa anche i Process Of Guilt quale gruppo non ancora completamente maturo, come un bruco che sta mettendo le ali ma non le ha ancora dispiegate completamente: sebbene, dunque, risulti leggermente meno coeso del suo più “inquadrato” predecessore Renounce, al contempo rappresenta un passo avanti nella giusta direzione.
Bisogna accordare massima fiducia a musicisti di tale caratura, poichè è anche attraverso gruppi come i Process Of Guilt che passa l’evoluzione di un genere tendenzialmente chiuso come il death-doom. Stavolta la ciambella, pur gustosissima, non è uscita del tutto col buco, ma per il loro prossimo disco ci ritroveremo qui a parlare di un capolavoro, ne sono sicuro.
Giuseppe Abazia
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Tracklist:
01 – Dust (The Circle Part I) (10:57)
02 – Waves (The Circle Part II) (08:01) (myspace)
03 – Corrosion The Circle Part III) (09:11)
04 – Lava (The Circle Part IV) (08:50) (myspace)
05 – Abandon (The Circle Part V) (13:36)
06 – The Circle (Erosion Part I) (05:22)