Recensione: Escape From Justice
L’etichetta veronese Andromeda Relix compie venticinque anni, fra la sua prima incarnazione denominata Andromeda Relics e la più recente con la “X” sul finale. Vado a memoria, ma se non rimembro male di produzioni spudoratamente heavy metal in un quarto di secolo da parte loro ricordo i soli Spitfire ai quali si aggiungono questi Rogue Deal, anch’essi scaligeri.
Poche le informazioni sulla band: attivi dal 2017 fanno parlare si sé due anni dopo in occasione del demo omonimo, uscito solamente in versione digitale ove, sull’ipotetica copertina, campeggiava il simpatico bollino “Poser Advisory – NWOBHM – Explicit Content”. Una chiara dichiarazione d’intenti che non lasciava spazio a dubbi di alcun tipo riguardo la linea stilistica adottata.
Nel novembre dell’anno scorso vede la luce, sotto l’egida della label sopraccitata, il loro debutto su full length intitolato Escape From Justice, oggetto della recensione, con la copertina realizzata dall’artista bulgaro Dimitar Nikolov, già attivo con altre band tricolori in passato. Il Cd si accompagna a un libretto di dodici pagine curato da Angela Busato con tutti i testi, una foto in bianco e nero del gruppo nelle due centrali mentre gli scatti dei singoli componenti trovano spazio fra un canzone e l’altra.
La formazione dei veronesi schiera: Francesco Galbieri al basso, Matteo Finato e Gianluca Padovani alle chitarre, Michele Turco alla voce e Nicola Danese alla batteria. Fa piacere constatare che tutti e cinque i musicisti appartengano “solamente” ai Rogue Deal, così da rafforzare quell’idea di gang che pare essere passata di moda anche alle nostre latitudini, fra progetti paralleli, session, collaborazioni varie e situazioni soliste. Per carità di patria: tutto legittimo, ci mancherebbe, ma è altrettanto vero che riscontrare un gruppo focalizzato e compatto costituisce già di per sé la base di un sogno unidirezionale, piccolo o grande esso sia.
Escape From Justice si sviluppa lungo poco meno di tre quarti d’ora di musica per otto canzoni. Situazione classicamente vecchia maniera, ove un album ci stava tranquillamente su di un lato di una musicassetta C90.
L’assalto heavy metal dei Rogues prende forma successivamente alla strumentale, maideniana, “DEFCON1” – riportata anche sul retro della confezione stranamente in caratteri maiuscoli – per il tramite di “Lightning Force”, una bordata bell’e buona in pieno petto sulla scia degli svedesi Wolf più feroci fra urla al cielo, sezione ritmica assassina e mitragliate di chitarra. Per chi scrive l’highlight del disco e il manifesto dei Rogue Deal 2023/2024. L’amore per la Nwobhm si estrinseca attraverso “Night Ranger” e “Streetfighter”, pezzi profondamente british per approccio e tiro, su basi prevalentemente Raven. L’approccio demodé del gruppo si conferma per il tramite della strumentale e di marca fottutamente Iron Maiden “Starmirror” con il gruppo di Harris che ritorna protagonista, a livello di influenze, anche sulla conclusiva e possente “When Fear Has Tales To Tell”.
In generale qualche ingenuità emerge, come è normale che accada a una band all’inizio del proprio percorso, così come talvolta Michele Turco risulta un po’ troppo sopra le righe nel momento in cui la sua convinzione sfocia nel voler strafare, ma si tratta di peccati veniali pienamente mitigati da quella gradevole irruenza che viene restituita appieno in termini di “botta” alle casse.
Escape From Justice costituisce un crogiolo di ardore giovanile riversato dentro dieci tracce legate alle sonorità tradizionali e tradizionaliste dell’heavy metal, prodotto come si deve, prassi obbligo oggidì per risultare presentabili. Freschezza e veemenza belluina si alternano senza economia di sorta consegnando al Metallo Italiano un prodotto dalla solidità ineccepibile e un nome, quello dei Rogue Deal, da segnarsi assolutamente sul taccuino.
Stefano “Steven Rich” Ricetti